Un secolo ‘relativo’

Il giardino di albert
Sabato 05 settembre 2015 alle 18:00
Replica domenica 06 settembre alle 10:35

La formula più famosa dell’intera storia della scienza comparve per la prima volta nel post scriptum di un articolo firmato nel 1905 da Albert Einstein, un oscuro impiegato dell’Ufficio brevetti di Berna.

Questa formula, alla base della Teoria della Relatività Ristretta, afferma che l’impalpabile energia si può trasformare in concreta materia e viceversa. In pratica che massa ed energia sono equivalenti, come se fossero le due facce della stessa “medaglia”: E=mc2; un capolavoro di novità, semplicità ed eleganza. Mentre occupa appena mezza riga l’altra equazione, che contiene un’intuizione che ha cambiato per sempre la nostra concezione dell’universo: l’idea che lo spazio si curvi in presenza della materia, e che il Tempo scorra più lentamente in prossimità di grandi masse; ovvero che la gravitazione alteri lo spazio-tempo. In altre parole, una concentrazione di materia piega lo spazio e il tempo come una boccia da bowling piegherebbe un tappeto elastico.

Era la sua nuova teoria della gravità, la Teoria della Relatività generale, del 1915, esattamente 100 anni fa. Un anniversario celebrato dalle Nazioni Unite tutto il 2015 e che non potevamo non ricordare proprio nel Giardino a lui dedicato.
Ad aiutarci a penetrare meglio la natura delle sue scoperte rivoluzionarie e del suo genio, il fisico Carlo Rovelli, fondatore di una delle due teorie più accreditate sulla struttura dell'universo assieme a quella delle stringhe, che dirige il gruppo di ricerca in gravità quantistica dell’Università di Aix-Marsiglia. E che ad Einstein ha dedicato alcune delle pagine più belle del suo libro Sette brevi lezioni di fisica, diventato in poco tempo un vero e proprio best seller.