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L’altra transizione di Varsavia

di Matteo Tacconi

  • 26 gennaio 2016, 10:00
iStock_Warsaw, Poland, Night, Urban Skyline, Office Building
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Martedì 26 gennaio 2016 alle 09:00
Replica alle 22:35

Il Palazzo della Cultura e della Scienza, grattacielo eretto nel 1955, fu il simbolo ingombrante e misterioso del potere ai tempi del comunismo. Adesso è il più grande contenitore di cultura della capitale polacca. Al suo interno ci sono cinema, teatri e musei.

Lo Stadio nazionale, macchina da eventi e da profitto, sorge sulle rovine di un’altra struttura sportiva, anch’essa realizzata nel primo dopoguerra. Lì dentro, nel 1968, anticipando Jan Palach, un uomo di nome Ryszard Siwiec si arse vivo - e morì - per protestare contro l’invasione della Cecoslovacchia da parte degli eserciti del Patto di Varsavia.

Lo Stadio nazionale e il Palazzo della Cultura e della Scienza sono i due elementi dominanti dello skyline della capitale polacca. Le loro storie, ricostruite con interviste e suoni, sono una cartina di tornasole della transizione. Perché quest’ultima non si misura solo con l'economia e la cavalcata espansiva effettuata dal paese in questi anni. Anche lo spazio urbano è un testimone formidabile del cambiamento: del modo in cui Varsavia si è ripensata dopo il 1989.

L’altra transizione di Varsavia

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