Oggi, la storia

L’incubo della storia

di Emilio Gentile

  • 16 giugno 2016, 09:05
"Ulisse" di James Joyce

"Ulisse" di James Joyce

  • Keystone

Oggi, la storia
Giovedì 16 giugno 2016 - 07:05

Si celebra oggi in Irlanda, e in altre città del mondo, il Bloomsday, cioè la Giornata di Bloom, per ricordare il 16 giugno 1904, un giorno che Leopold Bloom, ebreo irlandese, trascorse vagando per le strade di Dublino. Bloom non è un personaggio storico e neppure l’eroe di una saga irlandese. È un uomo comune, senza nulla di epico, generato dalla fantasia dello scrittore irlandese James Joyce per farne il protagonista del suo romanzo “Ulisse”, pubblicato nel 1922 e considerato oggi una delle opere più rivoluzionarie delle letteratura mondiale. Joyce racconta in oltre ottocento pagine la cronaca di una sola giornata, che si svolge appunto il 16 giugno 1904, in vari luoghi di Dublino. La trama è costituita dal fluire di esperienze di vari personaggi, in un intreccio caleidoscopico di pensieri e descrizioni, riflessioni di drammi interiori e riflessi mentali di eventi esteriori, colloqui e soliloqui, con variazioni stilistiche che alternano monologhi e dialoghi, la cronaca giornalistica e la rappresentazione teatrale. Nel corso di una sola giornata, l’esistenza dei personaggi del romanzo si dissolve in frammenti di attimi senza tempo, come fuori della storia. Uno di essi, il giovane intellettuale Stephan Dedalus afferma, poco dopo l’inizio del romanzo: “La storia è un incubo da cui cerco di destarmi”.

L’"Ulisse" di Joyce non è soltanto la negazione del romanzo storico, ma è profondamente antistorico. Per Dedalus, la vita è “una moltitudine di giorni. Questo finirà … Tieniti all’ora, al qui, attraverso i quali il futuro sprofonda nel passato”. In un momento della giornata, Bloom, vagante Ulisse moderno, ha un’intuizione rivelatrice della condizione umana nel divenire cosmico: “Non se ne saprà mai nulla. Tempo perso. Bolle di gas che girano in aria, s’incrociano, scompaiono. Sempre la stessa solfa. Gas, poi solido, poi il mondo, poi il freddo, poi un guscio morto alla deriva, roccia ghiacciata come quello zucchero filato all’ananas”. Terminato all’indomani della più immane carneficina di massa mai prima avvenuta, in cui si era inabissata la civiltà europea, il romanzo di Joyce descrive una giornata senza storia di esistenze senza scopo, evocando così la catastrofe del mito moderno della storia, concepita prima della Grande Guerra come continuo progresso dell’umanità guidata dalla civiltà occidentale. Per ironia della storia, l’antistorico Mister Bloom è diventato l’eponimo di una giornata storica, che ogni anno, il 16 giugno, in Irlanda e in altre città del mondo, Svizzera compresa, riunisce gli appassionati dell’”Ulisse” per celebrare la fama di Joyce, nato a Dublino il 2 febbraio 1882 e morto il 13 gennaio 1941 a Zurigo, dove visse ed è sepolto.

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