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Bangladesh: vittima della cyber-criminalità

di Pietro Veglio

  • 6 aprile 2016, 14:20
Bangladesh: vittima della cyber-criminalità. Hacking e riciclaggio di denaro

Da sinistra a destra: Probash Lamarong, il secondo segretario e capo della Cancelleria dell'ambasciata del Bangladesh a Manila; Julia Bacay-Abad, Direttrice esecutiva del segretariato per il Consiglio antiricilaggio (AMLC); Emmanuel Dooc, membro di AMLC e commissario assicurativo. Sul tavolo una borsa ricolma del denaro restituito dal businessman cinese e gestore di casino Kam Sin Wong. Ammonta a 4.63 milioni di dollari degli 81 rubati dagli hackers.

  • Keystone

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Mercoledì 06 aprile 2016 - 12:20

All’inizio di febbraio la Banca centrale di uno dei paesi piu’ poveri al mondo, il Bangladesh, è stata vittima di un attacco informatico criminale che ha fruttato ai malviventi $ 81 milioni. E’ uno fra i maggiori furti a livello di banche centrali, le cui reti informatiche sono considerate fra le meglio protette dagli attacchi degli hackers. Furto che avrebbe potuto provocare perdite per quasi un miliardo di dollari, fortunatamente evitate perché la banca americana responsabile dei pagamenti si è improvvisamente insospettita ed ha bloccato la maggioranza degli ordini di pagamento.

I criminali sono riusciti ad entrare nei sistemi informatici della Banca centrale del Bangladesh (BCB) e ad emettere una serie di ordini di pagamento trasmessi per esecuzione alla New York Federal Reserve, la banca che gestisce le valute estere della BCB. Ordini a beneficio di conti bancari gestiti da istituti finanziari dello Sri Lanka e delle Filippine. Mentre il pagamento per una fondazione dello Sri Lanka è stato ritenuto sospetto per un errore di trascrizione del nome del beneficiario, ed è quindi stato bloccato, altri quattro ordini a beneficio di conti gestiti dalla Rizal Commercial Banking Corporation delle Filippine sono stati eseguiti tramite altrettante banche americane perché ritenuti autentici. Cio’ apparentemente senza consultare la BCB a Dhaka.

Complice il fine-settimana non lavorativo susseguente l’emissione degli ordini di pagamento e le manipolazioni introdotte nel sistema informatico della BCB dagli hackers, i funzionari della Banca centrale a Dhaka si sono accorti del furto solo dopo gli avvenuti pagamenti. I trasferimenti bancari non solo erano già avvenuti ma nelle Filippine i soldi erano stati immediatamente trasferiti a o prelevati da persone collegate a entità mafiose che controllano la fiorente industria locale del gioco d’azzardo. Guarda caso nelle Filippine vige il segreto bancario e alcuni dei conti bancari erano stati aperti utilizzando nomi fasulli avallati da false licenze di condurre.

In Bangladesh non è ancora stato appurato se gli hackers abbiano agito da soli o con la complicità di funzionari corrotti della BCB. Lo spettacolare furto ha creato un grosso scandalo politico oggetto di una investigazione del Senato che ha costretto il governatore della BCB a dimettersi. Magra consolazione il fatto che il furto avrebbe potuto essere ben maggiore. Lo scandalo ha eroso la credibilità internazionale del Paese, la sua ambizioni di diventare progressivamente un paese emergente e ha punito i contribuenti locali e i funzionari onesti della BCB.

Nelle Filippine ha rafforzato la necessità di riformare la legislazione sul riciclaggio del denaro affinché venga estesa all’industria del gioco d’azzardo e magari anche di sopprimere il segreto bancario. In assenza di riforme credibili il Paese potrebbero finire sulla lista-nera dell’Unità operativa internazionale per l’azione finanziaria. Cio’ aumenterebbe il costo dei trasferimenti delle ingenti rimesse dei lavoratori filippini all’estero ed anche la fattibilità degli stessi trasferimenti. Nel 2014, 10 milioni di lavoratori filippini all’estero trasferirono ben $ 24,3 miliardi alle loro famiglie in Patria, equivalenti all’8,5% del PIL. L’inazione costituisce un rischio troppo grande per l’economia filippina.

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