Plusvalore

Deflazione

di Vincenzo Galasso

  • 27 febbraio 2015, 13:20
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Plusvalore 27.02.15

Plusvalore 27.02.2015, 13:20

La deflazione è la riduzione del livello dei prezzi. Il contrario dell’inflazione. Bello, no? I prezzi si riducono e con il nostro stipendio possiamo acquistare più beni o beni di maggiore qualità rispetto a quanto potessimo permetterci prima. Nel 2014 Spagna e Svezia erano in deflazione. In Grecia i prezzi sono in diminuzione da quasi due anni. E nel 2015 si prevede che la deflazione si affaccerà anche in Svizzera.

Buone notizie dunque?

Non proprio. Infatti, gli economisti non sembrano essere molto contenti quando un paese entra in una fase di deflazione. La ricetta ideale sembra essere quella di una moderata inflazione. I soliti economisti rompiscatole! Ma perché la pensano così?

Il primo rischio legato alla deflazione è che i consumatori – nell’attesa che i prezzi dei beni continuino a diminuire – preferiscano aspettare per fare acquisti. In fondo la deflazione è un po’ come un periodo di saldi continui. I prezzi si riducono e noi siamo tutti li ad aspettare che continuino scendere per deciderci a comprare. E questo è un grave problema per l’economia. Infatti, se un paese entra in deflazione spesso è proprio perché i consumi sono stagnanti, le persone sono restie a spendere e le imprese si vedono costrette ad abbassare i prezzi. Ma l’aspettativa di ulteriori ribassi induce i consumatori ad aspettare ancora, i consumi si riducono ulteriormente e così i prezzi. Insomma il classico cane che si morde la coda.

La deflazione modifica anche il valore reale dei debiti contratti. Immaginate di aver ottenuto dalla vostra banca un mutuo o un prestito di 100mila franchi. Il valore reale del prestito è dato dalla quantità di beni e servizi che potevate acquistare con quella cifra, ovvero dal potere d’acquisto di quei 100mila franchi. In un periodo di deflazione, il potere d’acquisto aumenta, poiché i prezzi diminuisco e quindi 100mila franchi di oggi valgono più di 100mila franchi di un anno fa. Con la deflazione quindi il valore reale del vostro debito – ahime – aumenta. I debitori sono cioè più poveri, e presumibilmente consumeranno meno, accentuando ulteriormente la stagnazione dei consumi.

Il terzo, serio problema creato dalla deflazione riguarda l’occupazione. I contratti di lavoro stabiliscono tipicamente un salario nominale che è difficile da modificare. In periodi di deflazione, il valore reale del salario – ovvero il suo potere d’acquisto – aumenta, avvantaggiando quindi i lavoratori, ma penalizzando i datori di lavoro. Per loro, infatti, il costo reale del lavoro aumenta, poiché il salario corrisposto ai lavoratori in franchi vale di più. Se i datori di lavoro non riescono a ricontrattare il salario nominale, ovvero quello in franchi, al fine di mantenere il salario reale costante, potrebbero essere indotti ad agire diversamente. A fronte di un costo reale del lavoro più elevato e di consumi stagnanti, che si traducono in una riduzione della domanda dei loro beni, le imprese potrebbero essere indotte a licenziare. Ovviamente più disoccupati si tradurrebbero in un’ulteriore riduzione dei consumi.

Sembra proprio che la deflazione non sia una buona notizia per un paese. Avreste mai pensato di dovervi lamentare anche quando i prezzi diminuiscono?

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