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Il rialzo dell’inflazione una priorità

di Mauro Baranzini

  • 24 novembre 2015, 13:20
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Martedì 24 novembre 2015 - 12:20

Se decidiamo che la traiettoria attuale della nostra politica monetaria non è sufficiente per centrare l’obiettivo [di una sostenuta crescita economica], faremo quello che dobbiamo fare per innalzare l’inflazione il più presto possibile’, ha detto Draghi nel suo recente discorso al congresso delle banche a Francoforte. Perchè dice questo? Perché l’inflazione al momento nell’Eurozona è poco sopra lo zero e quindi ben lontana dall’obiettivo della BCE di tenerla prossima al 2%. Non sorprendentemente la Bundesbank, la banca centrale della Germania, è contraria a questa strategia. E forse a giusta ragione, in quanto nell’immaginario collettivo tedesco l’iper-inflazione degli Anni Venti del secolo scorso è un ‘tabu’ difficile da debellare. E a giusta ragione, soprattutto perchè l’inflazione è una bestia nera, e se dovesse giungere al 2-3% potrebbe anche facilmente sfuggire di mano come ci insegna l’esperienza di non molto tempo fa. Ma anche un’inflazione al 2% potrebbe divenire un problema, e una fregatura soprattutto per i piccoli risparmiatori, che di questi tempi non ricevono alcun interesse sui loro (sudati) risparmi. E poi, chi ci garantisce che un’inflazione al 2%, o al 5% o al 10% sia necessariamente associata con un saggio di crescita superiore della zona Euro, e con una relativa sensibile creazione di posti di lavoro? La storia economica ci insegna che è sempre pericoloso contare sui comportamenti passati dei nostri sistemi economici. E ci insegna anche che è possibile aver prezzi stabili e una buona crescita economica, come nel caso della Svizzera e delle nazioni europee fuori dall’Euro negli ultimi anni. Una simile critica è stata recentemente espressa anche da Jean-Pierre Roth, ex presidente diversi anni fa del direttorio della Banca Nazionale Svizzera (quando il suo salario era ancora più o meno simile a quello di un Consigliere Federale e non sopra il milione come lo è stato negli ultimi anni). Forse il Presidente della BCE dovrebbe ascoltare sia la Bundesbank e anche i nostri ex-banchieri della BNS. Perchè di lezioni ne potrebbero ricevere diverse, visto che la ex-Germania Ovest e la Svizzera (e non solo loro) sono stati dei campioni nella lotta all’inflazione. Inflazione che negli ultimi dicenni dello scorso secolo ha scardinato il sistema economico e sociale di diverse grandi nazioni del nostro Continente. Inflazione che ha messo in ginocchio non solo i piccoli risparmiatori, bensì anche le classi sociali più deboli, gli imprenditori indebitati con le banche, e gli Stati super-indebitati per pagare somme enormi per gli interessi sul loro debito. È strano che gli economisti (almeno di una certa età) non abbiano tirato il freno della politica della Banca Centrale Europea. Ma sarà perchè, come ben diceva John Maynard Keynes, la memoria storica degli economisti (e dei finanzieri aggiungiamo noi) dura non più di una generazione!

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