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Tassi di interessi negativi

di Fabrizio Zilibotti

  • 14 aprile 2016, 14:20
Tassi di interessi negativi

I tassi di interessi negativi portano a una progressiva decrescita del capitale depositato

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Giovedì 14 aprile 2016 - 12:20

Sei banche centrali hanno introdotto nei mesi scorsi tassi di interesse negativi che si applicano ai bilanci monetari che le banche commerciali mantengono presso la Banca Centrale. Tra queste vi sono la Banca Nazionale Svizzera e la Banca Centrale Europea.

Cerchiamo di capire quali siano gli obiettivi, e quali gli effetti di tali politiche. In tempi normali, le banche centrali operano sui mercati acquistando e vendendo titoli in modo da influenzare il tasso di interesse interbancario. Quando l’inflazione cresce, le banche centrali spingono i tassi di interesse verso l’alto. Quando questa si abbassano, o quando l’attività economica diminuisce e la disoccupazione aumenta, le banche centrali riducono i tassi di interesse.

Negli anni recenti, anche ad un tasso di interesse zero, non si vedeva traccia di inflazione mentre l’attività economica ristagnava. Anzi, si paventava il rischio di una spirale deflazionistica. Le banche centrali sono allora ricorse a politiche monetarie non convenzionali. In primis, la Banca Centrale Europea ha attivato il cosiddetto “quantitative easing” (alleggerimento quantitativo) acquistando titoli senza un diretto obiettivo di influenzare i tassi di interesse a breve. Questa politica è stata poi coadiuvata da una riduzione dei tassi di interesse pagati sui depositi presso le banche centrali, che sono stati portati in territorio negativo. Per il momento, i tassi negativi non riguardano i depositi privati, per evitare il rischio della corsa al salvadanaio.

La politica dei tassi negativi ha pero’ dei limiti. Le imprese potrebbero cominciare a preferire l’uso del denaro contante, e finanche le banche potrebbero cominciare a liquidare le transazioni interbancarie con contante rinunciando a mantenere depositi presso la banca centrale. Gli esperti stimano che il tasso minimo che l’economia puo’ tollerare è -0.75%. La Svizzera ha già raggiunto questo livello di guardia, ed anche la BCE ci è vicina.

Una politica prolungata di tassi di interesse negativi dà inoltre luogo ad altre tensioni. Le assicurazioni sulla vita ed i fondi pensioni tipicamente forniscono garanzie di rendimento in termini nominali. Queste potrebbero risultare insostenibili in un modo di tassi negativi. Parte di questi problemi potrebbero essere risolti da una revisione delle regole dei fondi pensioni, ricordando ai risparmiatori che un rendimento nominale pari a zero non è poi cosi’ male in tempi di deflazione. Tuttavia, i risparmiatori tendono a soffrire di forme di illusione monetaria, e a pensare in termini di tassi nominali anzichè reali. Ne sa qualcosa il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, che lancia strali contro la BCE, accusata di espropriare coi tassi negativi i poveri risparmiatori tedeschi. Le regole della demagogia politica richiedono anche questo.

Il vero problema è altro. Come Draghi ha fatto notare recentemente, le banche centrali hanno esaurito gli strumenti a loro disposizione. L’illusione che politiche monetarie palliative fossero una panacea salvifica è finita. Tuttalpiu’, sono state utili ad evitare danni peggiori. Ora pero’, sarebbe finalmente necessario metter mano a riforme economiche serie – una prospettiva che gli scenari politici sembrano precludere. Finora, si è cercato di indurre la ripresa riducendo il costo degli investimenti. Occorre invece ristabilire aspettative di crescita reale. Altrimenti, si rischia che al primo venticello l’Europa torni a vedere i sorci verdi.

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