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Zygmunt Bauman: una rete non è una comunità

#hashtag 9 febbraio

  • 9 febbraio 2016, 17:16

Oggi niente fenomeni virali, niente filmati che commuovono il web, personaggi che fanno impazzire la rete o blogger di tendenza. Niente di tutto questo. Oggi vi portiamo la riflessione di un pezzo grosso della sociologia mondiale: Zygmunt Bauman, colui che ha definito la nostra società come "liquida", ovvero una società in cui ogni accordo è valido solo fino a nuovo avviso.

In un'intervista al quotidiano spagnolo El País, lo studioso polacco si è soffermato sulla differenza tra comunità e rete, sottolineando l'illusorietà di fare dell'attivismo sfruttando le reti sociali e quanto le stesse siano manipolabili.

In poche parole, mentre a una comuità si appartiene, una rete ci appartiene, e dunque possiamo gestirla a nostro piacere. Ne consegue che le persone con cui interagiremo saranno quelle dalle idee affini - se non uguali - alle nostre, mentre chi dissente può facilmente venir eliminato. Ci si arrocca nelle proprie convinzioni e tanti saluti al confronto.

Buttando un occhio all'attualità, vengono in mente certi Movimenti, all'estero, strutturati proprio sul concetto di rete, che negli ultimi tempi passano da un'epurazione all'altra (con poco margine di dialogo, almeno sembrererebbe). Fermiamoci qui.

Torniamo piuttosto a Bauman, il quale sostiene che queste reti da noi create con tanta disinvoltura sui social, rimuovendo e aggiungendo amici, non facciano altro che attutire la paura di restare soli della società contemporanea. Con un effetto collaterale non da poco: l'abbandono di quelle regole di comportamento che ci permettono di entrare in relazione con gli altri nel mondo reale, siano essi colleghi di lavoro o perfetti sconosciuti.

Un atto di sfiducia nei confronti dei social che però, ribaltato, vogliamo leggere come atto di fiducia nell'umano e nella sua capacità di costituire vere comunità, queste sì, in cui non per forza l'altro la pensa come me. Crescere vuol dire anche accettare visioni delle cose differenti. Forse, quando pensiamo alla rete, due cose dovremmo rivederle.

L'intervista a Zygmunt Bauman da cui è tratto questo articolo.

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