Il neo capo dell'esercito elvetico Philippe Rebord
Modem

Civilisti all'attacco

20 anni di servizio civile in Svizzera

  • keystone
  • 29.9.2016
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  • SCIENZE UMANE E SOCIALI

Il treno della pace di cui cantava nell’ormai lontano 1971 Cat Stevens per giungere fino in Svizzera impiegò ancora 21 anni. Nella patria di Guglielmo Tell certamente non c’era la guerra ma quello che mancava era un servizio civile, per cui gli obiettori di coscienza dell’epoca finivano in carcere. La lunga ombra della seconda guerra mondiale e poi quella della guerra fredda avevano fatto consolidare nel paese i valori nazionali e sociali, per cui la scuola reclute era considerata un’indispensabile scuola di vita.

Dopo vari tentativi andati a vuoto la svolta arrivò il 17 maggio 1992 quando il popolo approvò la modifica della costituzione che diede poi vita al servizio civile 4 anni dopo. Durante questi 20 anni il servizio ha conosciuto revisioni e ampliamenti degli ambiti di intervento per cui si può parlare di un successo crescente tanto che lo scorso anno oltre 18'000 civilisti hanno prestato servizio.

Troppi secondo il neo comandante dell'esercito svizzero, Philippe Rebord, secondo cui i 3'400 giovani svizzeri che nel primo semestre del 2016 hanno preferito il servizio civile pongono un problema alle Forze armate. All’orizzonte si profila un giro di vite?

Per dibatterne a Modem intervengono:

Luca Buzzi, Coordinatore del Centro per la nonviolenza;

Hans Fehr, politico UDC;

Stefano Giedemann, Tenente colonnello e vicepresidente della Società svizzera degli ufficiali;

Nicolò Sala, giovane civilista.

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