“E’ un buon giorno per la FIFA”: il responsabile comunicazione della Federazione internazionale di calcio Walter De Gregorio ha commentato così i procedimenti penali aperti negli Stati Uniti e in Svizzera sfociati negli arresti e nelle perquisizioni di stamattina a Zurigo. “Non in termini di immagine”, ha subito aggiunto, ma nell’ottica di quella chiarezza che la stessa Fifa afferma di perseguire da parecchio tempo.

La prima inchiesta ha portato all’incriminazione di nove dirigenti (di cui sette arrestati) e di cinque responsabili di marketing sportivo per sospetta corruzione, estorsione, truffa, riciclaggio e altri reati, nell’ambito dell’organizzazione di tornei di calcio negli Stati Uniti e nell’America Latina. Ad affermarlo il Dipartimento di giustizia americano, ora in attesa dell’estradizione delle persone fermate.

Il secondo incarto penale, indipendente dal primo, è stato aperto dal Ministero pubblico della Confederazione. Amministrazione infedele e riciclaggio di denaro le ipotesi di reato (formulate contro ignoti), nell’ambito dell’assegnazione dei Campionati mondiali di calcio del 2018 e del 2022 a Russia e Qatar. In questo procedimento penale la FIFA compare come “parte lesa”.

Joseph Blatter non è coinvolto nelle indagini, l’elezione presidenziale di venerdì si svolgerà come previsto e i mondiali in Russia e Qatar non sono in discussione, ha comunicato la FIFA nella prima conferenza stampa dopo gli interventi di polizia. Pane per i denti di chi da anni si batte per un calcio epurato dal malaffare dalla base ai suoi vertici mondiali. Fatta salva la presunzione di innocenza degli indagati, di certo c’è intanto che la FIFA sta vivendo una delle sue crisi più importanti della sua storia.

Dovessero venire confermati i sospetti, in che misura è giustificato parlare ‘della punta di un iceberg’ nel calcio mondiale? Quanto di buono bisogna salvare nell’operato della FIFA? Sebbene non sia toccato dalle indagini, è giusto che Blatter si ripresenti per il quinto mandato?