Una domenica di protesta a Skopje
Modem

Micce macedoni

Dopo i fatti di Kumanovo e le proteste anti-governative si teme per la stabilità dei Balcani

  • keystone
  • 19.05.2015
  • 30 min
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Qualcuno parla di una “nuova Maidan”. Di certo gli occhi della comunità internazionale sono ora puntati anche su Skopje, potenziale epicentro di un sisma geo-politico che potrebbe espandersi ad altri Paesi dei Balcani occidentali. Decine di migliaia i manifestanti che domenica hanno chiesto le dimissioni del premier conservatore Nikola Gruevski (accusato di corruzione, autoritarismo e di spionaggio ai danni di oltre ventimila persone), molti dei quali rimasti in piazza sostenuti dal leader dell’opposizione socialdemocratica Zoran Zaev.

La Macedonia è tornata agli onori della cronaca una settimana fa, coi sanguinosi fatti di Kumanovo, dove in trenta ore di scontri a fuoco tra forze di sicurezza ed estremisti albanesi provenienti in gran parte dal Kosovo erano rimaste uccise 18 persone e altre 37 ferite. Un attacco attribuito all’esercito di liberazione nazionale (l’UCK macedone, attivo negli scontri che divisero la Macedonia nel 2001), che media vicini all’opposizione sospettano sia stato programmato per distogliere l’attenzione dagli scandali che hanno coinvolto il governo.

Cosa sta succedendo in Macedonia? Gli eventi di questi ultimi giorni vanno unicamente ascritti all’attuale crisi sociale e agli scandali governativi? Dietro ai fatti di Kumanovo c’è una nuova spinta verso lo scenario della “grande Albania”?

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