Papa Bergoglio all'uscita del Sinodo delle famiglie
Modem

Più famiglia meno dottrina

Aperture al Sinodo, ma gay e divorziati dovranno attendere

  • 20.10.2014
  • 33 min
Disponibile su
Scarica

Segnali di cambiamento, prove di aperture. Si è chiuso con valutazioni contrastanti il Sinodo straordinario delle famiglie – in prospettiva del Sinodo generale del prossimo anno, nell’ottobre 2015. Ma il testo finale, 62 paragrafi ampiamente rimaneggiati rispetto alla stesura di metà Sinodo, travolta dalle critiche dei “tradizionalisti e intellettualisti”, come li ha definiti papa Francesco, è pur stato approvato complessivamente a maggioranza semplice, e soltanto a tre paragrafi è mancata la maggioranza qualificata dei due terzi. Quelli che toccano problemi spinosi: la comunione ai divorziati risposati, ai conviventi e l’accoglienza degli omosessuali in seno alla Chiesa.

Ma molti considerano il Sinodo delle famiglie un successo per papa Bergoglio, che ha imposto la massima trasparenza sul testo finale, ha sollecitato un dibattito franco e aperto, ha voluto – per la prima volta – pubblicare il testo approvato con il risultato delle votazioni paragrafo per paragrafo. Una modalità rivoluzionaria.

Papa Francesco parla anche di “momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni” emersi da questo sinodo e della tentazione dell’irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera), dentro la legge, dentro la certezza. "Cari fratelli e sorelle – ha concluso Bergoglio – ora abbiamo ancora un anno per maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare.”

Modem ne parla con Giuseppina de Simone, docente di etica e filosofia della religione a Napoli che ha partecipato al Sinodo; Monsignor Valerio Lazzeri, Vescovo di Lugano; Vittorio Bellavite, coordinatore italiano di “Noi siamo Chiesa”; Paolo Rodari, vaticanista del quotidiano La Repubblica.

In registrato, Maria Giovanna Ruggeri, presidente dell’Unione mondiale delle organizzazioni femminili e George Pell, cardinale tradizionalista australiano contrario a ulteriori aperture.

Scopri la serie