Il PIL svizzero cresce, ma il benessere?
Modem

PIL e contro-PIL

Grazie a nuovi calcoli l’economia svizzera produce più ricchezza. Ma come calcolare il vero benessere di una nazione?

  • Reuters
  • 1.10.2014
  • 32 min
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Ad incidere maggiormente è la contabilizzazione delle spese per la ricerca e lo sviluppo, considerate come investimenti anziché spese correnti (così come per le spese militari). A ciò si aggiungono adattamenti tecnici riguardo alla registrazione di importazioni ed esportazioni. Il contrabbando, la prostituzione e il commercio di droga sono invece elementi da tempo già calcolati, in Svizzera, nella quantificazione del PIL.





All’improvviso l’economia svizzera si scopre più dinamica e produttrice di maggior ricchezza. Tutto merito dei nuovi metodi per calcolare il PIL (Prodotto interno lordo), adeguati al nuovo Sistema europeo dei conti 2010 (SEC 2010) e presentati martedì a Berna. Ecco i principali miracoli della revisione: il famoso indicatore economico si è innalzato del 5-6% nel periodo 1995-2012, nel 2013 il PIL a prezzi correnti è salito a 635 miliardi di franchi (+33 miliardi), la crescita zero registrata nel secondo trimestre del 2014 si è trasformata in un +0,2% e l’espansione su base annua è migliorata dallo 0,6% all’1,4%.

L’evoluzione della crescita, nel corso degli anni, risente in realtà poco dell’effetto di questo rialzo. Il cambiamento di calcolo costituisce tuttavia l’occasione per riflettere sul concetto stesso di PIL, considerato talvolta come indicatore del benessere di una nazione. Sviluppato per misurare le prestazioni economiche e i cicli congiunturali, il Prodotto interno lordo va affiancato ad altri indicatori (sociali e ambientali) molto più appropriati, secondo diversi osservatori, per “calcolare” appunto il benessere della popolazione. E per alcuni occorre cercare di misurare la “felicità interna lorda”, tutt’altro che legata alla crescita economica.

Il tema, a Modem, con tre ospiti: Maurizio Pallante (saggista italiano, fondatore del “Movimento per la decrescita felice”), Giovanni Barone-Adesi (professore di economia all’Università della Svizzera italiana) ed Alfonso Tuor (giornalista economico).

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