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Religione, non è ancora l’ora

Insegnamento della religione, statu quo del Governo ticinese in attesa... del doppio binario

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  • 25.4.2017
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È storia ormai antica ed in parte condivisa. L’evoluzione della società e del rapporto con la religione, in primis quella cattolica, quella di riferimento, suggerisce dei cambiamenti anche nell’ambito dell’istruzione religiosa a scuola. Ma i tempi non sono apparentemente ancora abbastanza maturi, stando ai contenuti del messaggio presentato dal Consiglio di Stato ticinese, che di fatto preconizza uno statu quo, e invita il Parlamento a "non forzare la mano" in attesa di trovare una soluzione con le Autorità ecclesiastiche.

Per il momento anni di discussioni, iniziative parlamentari e la sperimentazione in sei sedi scolastiche del secondo ciclo di scuola media non sono stati sufficienti per giungere a una riforma condivisa. C'è il via libera della Chiesa evangelica riformata, ma manca appunto il consenso della Chiesa cattolica, non persuasa dalla bontà del cosiddetto modello “doppio binario”, che combina la storia delle religioni – obbligatoria – e l’istruzione religiosa confessionale – facoltativa, il modello più utilizzato in Svizzera. Senza l’approvazione cattolica il governo ticinese preferisce non agire, temendo dei conflitti difficilmente gestibili.

Ne discutiamo a Modem con Manuele Bertoli, consigliere di Stato; Don Romando Leo, insegnante e direttore dell’Ufficio Insegnamento religioso Scolastico e dell’Ufficio catechistico della Diocesi di Lugano; e due parlamentari autori di altrettante iniziative legate all’ora di religione: Matteo Quadranti PLRT (Modello Doppio binario, corso di storia delle religioni, e corso facoltativo d'istruzione religiosa confessionale) e Fiorenzo Dadò, PPD (Modello misto-opzionale, che prevede la scelta in alternativa tra il corso di storia delle religioni e il corso d'istruzione religiosa confessionale).

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