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Bilancio in chiaroscuro per Barak Obama, tra conquiste storiche e obiettivi mancati

  • 24.10.2016
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  • ELEZIONI USA 2016
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È stato molto difficile governare per il primo presidente di colore, afro-americano, senza il controllo di Camera e Senato, persi per strada durante gli 8 anni dei due mandati. Un presidente considerato da molti milioni di americani, uno straniero, in odor di Islam, che insidia la “cittadella della civiltà occidentale”.

Con un congresso passato totalmente sotto controllo repubblicano, impossibile realizzare l’ambizioso programma che aveva suscitato enormi aspettative nei cittadini statunitensi. Ed è proprio per rapporto a quelle aspettative, a quelle promesse di cambiamento che viene oggi giudicato il lavoro di Obama.

Ma c’è anche chi riconosce al 44.esimo presidente americano il merito di aver dato un volto nuovo agli Stati Uniti: un Paese meno ingiusto, socialmente più attento ai meno fortunati, ai diritti degli stranieri, degli emarginati, di chi vive una sessualità diversa. Dopo decenni, è il primo presidente che ha spinto la spesa pubblica in molti campi. Primo fra tutti, la copertura sanitaria a 13 milioni di americani. Tra gli obiettivi mancati a favore delle fasce più deboli della popolazione, c’è la riforma sull’immigrazione, anche se ai democratici andrà il voto comunque riconoscente degli ispanici.

Green economy, sviluppo sostenibile, altre priorità che, senza risultati concreti, hanno però contraddistinto e segnato la sua politica, con possibili effetti futuri. Ma il suo più grande rammarico è però quello di aver mancato una legge per il controllo delle armi. Che in America fanno più morti del terrorismo.

Su scala internazionale, molte le critiche verso la sua politica estera poco incisiva, contro l’Isis, verso una Russia molto più interventista. Gli Usa non sono più il gendarme del mondo, insomma. Non più la superpotenza che vuole imporre al mondo la Pax Americana. Obama ha preferito aprire il dialogo, con Cuba e Iran in particolare. In Politica ambientale, ha trasmesso una nuova sensibilità mettendo il Paese di fronte alle proprie responsabilità.

Modem ne parla con:
Paolo Magri, direttore dell'ISPI, Istituto per gli studi di politica internazionale, docente di relazioni internazionali alla Bocconi
Stefano Luconi, professore di “Storia dell’America del Nord” alle università di Firenze, Padova e l’Orientale di Napoli, autore del libro “La questione razziale negli Stati Uniti dalla ricostruzione a Barack Obama”
Massimo Teodori, storico, politico, scrittore già professore in diverse università italiane, americanista, autore del libro „Obama il grande“
In registrato, un reportage del nostro corrispondente Emiliano Bos da Chicago, la città che ha visto crescere politicamente Obama.

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