Ciclismo

L'importanza di conoscere se stessi

L'editoriale di Giancarlo Dionisio sulla 17a tappa del Giro d'Italia

  • 24 maggio 2017, 22:42
  • 8 giugno 2023, 07:31
Pierre Rolland

Il vincitore della 17a tappa Pierre Roilland

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di Giancarlo Dionisio

Aveva 22 anni e mezzo, nel 2009 quando concluse il suo primo Tour de France al 20o posto. La stampa francese, soprattutto i suiveurs più anziani, viziati dall'era Hinault-Fignon-Thevenet, cominciarono ad avere la bavetta alla bocca. "Questo Rolland ci darà enormi soddisfazioni". Quando due anni dopo giunse da solo in vetta all'Alpe d'Huez con un pugno di secondi su Samuel Sanchez e Alberto Contador, e quasi 1' su Evans e i fratelli Schleck, ribadirono il concetto: "Ci siamo, il nuovo Hinault è in rampa di lancio".

Che responsabilità per un giovane uomo che non aveva ancora 25 anni. Col passare degli anni questa pressione si è trasformata in frenesia, in smania di essere sempre davanti, a tutti i costi. Pierre Rolland, lo scrivo per i non addetti ai lavori, non è diventato un campione, ma semplicemente un generoso, a volte scriteriato, irrefrenabile attaccante.

Ha vinto poco, in definitiva: 9 successi compreso quello di oggi a Canazei. Al Giro d'Italia 3 anni fa giunse persino ai piedi del podio nella classifica finale, mentre alla Grande Boucle, in 2 circostanze è giunto 10o. Troppo poco, chi se lo ricorda? Lo abbiamo scritto poiché siamo andati a verificare. Il successo di oggi, così come quello dell 'Alpe d'Huez e quello di La Toussuire al Tour del 2012, con Pinot e Froome staccati, ce li ricorderemo, poiché ci rimarranno stampati nella memoria. Pierre Rolland ha capito presto che non sarebbe stato il nuovo Bernard Hinault, quindi si è creato il suo spazio, la sua dignità di corridore che dà battaglia 1, 10, 100 volte e che, per la legge dei grandi numeri, ogni tanto riesce anche a salire su podi prestigiosi.

Legato a Rete Uno Sport 24.05.2017 17h30

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