Reportage

Mori, dalla fuga di notizie al dialogo che non c’è

“Blackface” razzista o manifestazione teatrale che non umilia nessuno? A Mendrisio la questione dei figuranti con il volto dipinto di nero continua a far discutere

  • 29 marzo, 09:31
  • 29 marzo, 16:55

“i è sempar stai inscì”

Falò 28.03.2024, 21:25

  • RSI
Di: Falò/Letizia Oldrati

E così ci siamo: il Giovedì Santo è arrivato senza che il Consiglio di Fondazione delle Processioni storiche di Mendrisio sia veramente riuscito a mettere un punto fermo alla polemica sui mori. Mori che avrebbero dovuto sfilare (l’evento è stato annullato all’ultimo a causa del maltempo, ndr.) con il volto dipinto di nero, come da tradizione. Una vittoria per chi, come Enrico Bernasconi, presidente del gruppo di sostegno “Con i Prucesiun in dal cöör”, sosteneva che la decisione di inizio febbraio di non truccare più i figuranti fosse “offensiva per la popolazione di Mendrisio”, nonché dannosa per la tradizione vivente.

La polemica era partita da una fuga di notizie avvenuta nel mese di febbraio, come conferma il Presidente del Consiglio di Fondazione delle Processioni della Settimana Santa Gabriele Ponti. Qualcuno, non concorde con la decisione presa, avrebbe contattato i giornali invece di discuterne internamente. Il caos che ne è seguito ha costretto la Fondazione a rincorrere le comunicazioni, fra il malcontento di coloro che collaborano all’organizzazione come volontari, come Eliano Petraglio, che afferma di aver appreso la novità dai giornali. Se a causa di una decisione deliberata del Consiglio di Fondazione, oppure di un problema interno, non è dato a sapere.

È anche questo che ha scatenato una reazione così veemente, tanto da costringere il Consiglio di Fondazione a fare dietrofront. Dietro le quinte, ci spiega Ponti, c’è chi minacciava di organizzare un flash mob nel corso delle processioni, o ancora di iniziare una raccolta firme per uscire dall’UNESCO che, secondo gli scontenti, avrebbe fatto pressioni affinché i mori non avessero più il volto dipinto. Notizia però smentita da Nadia Lupi, direttrice dell’Organizzazione Turistica del Mendrisiotto e del Basso Ceresio: la riflessione sarebbe partita spontaneamente – o quasi - anni fa, ai tempi del dossier di candidatura UNESCO, e risponderebbe ad esigenze di inclusività e di modernità.

La decisione, come ribadito dal Consiglio di Fondazione, è tuttavia soltanto sospesa. E il clima internazionale attuale dà certamente loro ragione: il blackface non è un argomento preso alla leggera, è una pratica considerata razzista. Le Processioni, riconosciute nel 2019 come Patrimonio Culturale Immateriale grazie ai trasparenti, attirano ora turisti non soltanto dal resto del Cantone o dalla Svizzera, ma dal mondo intero. “È chiaro che chi vede le Processioni per la prima volta potrebbe sentirsi offeso”, dichiara Ponti. “Le Processioni sono una manifestazione teatrale di cui i mori sono un esempio che non umilia nessuno” ribatte l’ex direttore del Centro di dialettologia ed etnografia Franco Lurà. Delle posizioni inconciliabili?

Forse. Se ne riparlerà dopo le Processioni. Il Consiglio di Fondazione dovrà cercare un punto di incontro con i Comitati per il 2025. In prospettiva, dopo più di 400 anni di Processioni, non dovrebbe essere una missione così impossibile.

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