Svizzera

Il terzo ticinese agli Esteri

Prima di Ignazio Cassis il Dipartimento fu guidato da Giuseppe Motta e Flavio Cotti

  • 22 settembre 2017, 20:04
  • 8 giugno 2023, 11:08
Giuseppe Motta e Flavio Cotti

Giuseppe Motta e Flavio Cotti

  • sozialarchiv zürich/keystone

Ignazio Cassis è l'ottavo consigliere federale in rappresentanza della Svizzera italiana, e il terzo a dirigere il Dipartimento federale degli affari esteri. Occasione dunque per fare qualche passo indietro e andare a scoprire i primi due ministri ticinesi che in passato diressero la diplomazia svizzera.

Il primo ticinese ministro degli esteri fu il conservatore Giuseppe Motta, eletto nel 1911. Motta, sia detto per inciso, riportò la Svizzera italiana in Governo dopo un'assenza di quasi mezzo secolo e guidò la diplomazia svizzera a partire dal 1920, per ben 20 anni, il periodo più lungo nella storia del nostro paese. Furono anni decisamente tesi, in un mondo flagellato dall'emergere di comunismo, fascismo e nazismo. Motta portò la Svizzera ad aderire alla Società delle Nazioni, dalle cui ceneri poi, dopo il secondo conflitto mondiale, nacquero le Nazioni Unite. In quegli anni terribili, il ministro ticinese vacillò tra la difesa degli interessi della Svizzera e della sua neutralità e un atteggiamento che molti considerarono troppo vicino in particolare all'Italia fascista. Morì in carica, nel 1940, dopo ben 29 anni passati nell'Esecutivo.

Il secondo svizzero italiano finora alla testa del Dipartimento federale affari esteri fu Flavio Cotti. Eletto nel 1986, diresse questo dipartimento a partire dal 1993, l'anno successivo alla bocciatura popolare dello Spazio economico europeo. Europeista convinto, Cotti portò poi la Svizzera alla definizione del primo pacchetto degli accordi bilaterali con l'Unione Europea. Strenuo difensore del quadrilinguismo elvetico, non dovette comunque soltanto affrontare anni di crescente euro-scetticismo, caratterizzato dalla forza crescente dell'UDC, e nel suo cantone, dalla nascita proprio in quegli anni della Lega dei Ticinesi. Si ritrovò anche catapultato nel bel mezzo della crisi degli averi ebraici in giacenza nelle banche svizzere, con il nostro paese costantemente nel bersaglio degli Stati Uniti e delle organizzazioni ebraiche. L'insieme del Governo venne in quegli anni accusato di una certa inerzia e di una reazione tardiva a questi attacchi. Il ministro ticinese lasciò nel 1999, pochi mesi prima della sottoscrizione definitiva dei bilaterali. Dopo Motta e Cotti, tocca ora a Cassis, che dovrà affrontare in particolare il dossier europeo, senza trascurare la tradizione umanitaria del nostro paese.

Roberto Porta

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