Colpo di scena

Norimberga: 70 anni dopo il processo

da lunedì 25 aprile a venerdì 27 maggio in "Colpo di scena" alle ore 13:30 e dal 1. maggio al 5 giugno in "Domenica in scena" alle ore 17.35

  • 25 aprile 2016, 19:17
Processo a Norimberga, la locandina

Dal mese di febbraio al mese di giugno Domenica in scena sta proponendo l’ascolto della trilogia di Cesare Ferrario e Giampaolo Tarzi sulla Seconda Guerra Mondiale “L’alba del giorno prima”. Tre importanti capitoli raccontati attraverso gli occhi di una diplomatica d’origine svizzera Nadia Keller (Stefania Patruno) e un giornalista (Claudio Moneta); si tratta di sviscerare gli accadimenti legati a “L’oro di Dongo ” (dal 7.02 al 13.03), “Operazione Sunrise” (dal 20.03 al 6.04) e infine il nuovo “Processo a Norimberga” (dal 1.05 al 06.06) anche in onda dal 25 aprile in Colpo di scena.

“L’alba del giorno prima” suggerisce una riflessione sul come e il perché questo tremendo conflitto, come altri del XX° secolo, abbia potuto trovare uomini disposti a sopprimerne altri; affidando ai personaggi il compito di trovare qualche risposta alle infinite contraddizioni dell'animo umano. L’ opera affronta tre tempi della guerra: "L'oro di Dongo" narra la lotta per la liberazione e la sconfitta, "Operazione Sunrise" racconta la resa con due importanti personaggi svizzeri quali protagonisti: il grande pedagogo Dottor Max Husmann e il Maggiore Max Waibel; “Processo a Norimberga” chiude le riflessione aprendo l'importante pagina del periodo post-bellico.

DA ASCOLTARE CON LE CUFFIE Dal 25 aprile al 27 maggio 2016, da lunedì a venerdì alle 13:30 in "Colpo di scena" sarà possibile ascoltare degli spezzoni delle puntate, che riproporremo per intero dal 1. maggio al 26 giugno 2016, ogni domenica alle 17:35 in "Domenica in scena"

NOTE D'AUTORE

Processo a Norimberga è la necessaria, naturale conclusione della trilogia L’alba del giorno prima. Se nei primi due capitoli, L’oro di Dongo e Operazione Sunrise, sono stati affrontati i temi della lotta di liberazione partigiana in Italia, la resa incondizionata dei nazisti e la fine del secondo conflitto mondiale, in quest’ultima parte, tema dominante è il giudizio verso quegli uomini che furono artefici di quei tragici eventi.

Norimberga. Il suo nome piomba come una palla di cannone nelle nostre coscienze di uomini attenti e responsabili, oggi nuovamente disturbate dalle cronache quotidiane del terrorismo che insidia l’Europa e il mondo intero. Quel solo nome è fortemente drammatico, fatidico in qualche modo.

Nel 1935 proprio a Norimberga furono emanate le leggi contro gli ebrei che portarono all’Olocausto. E fra il 1945 e il 1946 fu celebrato il primo processo contro quegli stessi criminali nazisti che le promulgarono.

Processo a Norimberga non ha nei suoi intendimenti quello di ergersi a “verità assoluta” ma vuole essere un momento per una più profonda riflessione, attraverso lo “spirito di Norimberga”. Uno spirito che non è vendetta, non è semplice nemesi riparatrice ai torti subiti: è solo il riaffermare e il riconsacrare il diritto naturale di ogni essere umano a vivere nella libertà e nella pace. L’ingegnosa rielaborazione drammaturgica - ad opera, come la regia, di Cesare Ferrario - dà a questo sceneggiato una fascinazione d’ascolto insolita e forte che scorre su due binari paralleli: quella vicina ai canoni del “docu-drama” e quella di una più moderna “fiction”. La prima riportando nel dettaglio le diverse fasi processuali e ispirandosi fedelmente alle memorie del procuratore capo, l’americano Robert Jackson, la seconda (così come fu per L’oro di Dongo), affidata a due personaggi, Mark Spenser e Nadia Keller.

Penso tuttavia che lo scopo di questo sceneggiato che Rete Due con coraggio ha prodotto e inserisce nel suo palinsesto nel settantennale della celebrazione del processo di Norimberga non sia quello di mostrare che bontà e malvagità convivono eternamente nell’uomo, ma si propone come il grande affresco di una lunga parte del XX secolo senza la pretesa di emettere giudizi o di difendere ideologie. Lasciando all’ascoltatore la libertà di dare risposte. E ricordare.

Giampaolo Tarzi, ricercatore e scrittore

Ti potrebbe interessare