Oggi, la storia

Come festeggiare il Carnevale: una questione storico-aritmetica

di Markus Krienke

  • 12 February 2016, 07:05
Carnevale Rabadan

Il Carnevale Rabadan

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Oggi, la storia
Venerdì 12 febbraio 2016 - 07:05

Oggi, la storia 12.02.16

Oggi, la storia 12.02.2016, 07:05

«Una folle aspirazione sarebbe lodevole, solo se breve e assennata»: con queste parole 191 anni fa, Goethe dava una ragione per cui proprio la festa del Carnevale come dionisiaca trasgressione, in realtà dispone dei rituali molto precisi e rispetta un meticoloso calcolo di giorni ed orari. Fin dalle sue primissime origini cinque millenni fa in Mesopotamia, ma soprattutto nelle dionisiache greche o nei saturnali romani, esso simboleggia il rovesciamento dell’ordine sociale e cosmico, dal quale riemerge e si rinnova ciclicamente ogni ordine e ragionevolezza. Inoltre, la stretta limitazione dei giorni di festa aveva anche il senso di spingere il momento fino all’esuberanza più “folle” – un gusto di vita che sta proprio nella sua unicità e finitudine segnata dalla morte.

Specialmente da noi in Ticino si può osservare come questa simbologia archetipa esige anche in forma cristiana la necessità di calcolare i giorni precisi, perché qui convivono ben due calcoli diversi, suddivisi in modo strettamente territoriale: quello “romano” e quello “ambrosiano”. Per spiegare questa differenza, la leggenda racconta che Sant’Ambrosio, ritardando il rientro da un pellegrinaggio, aveva chiesto ai suoi fedeli di aspettarlo per i riti d’inizio della Quaresima, concedendo così ai milanesi di poter continuare i festeggiamenti carnevaleschi per altri quattro giorni.

Chi volesse però contare i 40 giorni prima di Pasqua, non arriverebbe né al Mercoledì delle ceneri né alla domenica successiva, ma al martedì ancora dopo: tale data dell’inizio di Quaresima valeva nel rito romano fino al Sinodo di Benevento del 1091. Per escludere dall’obbligo di digiuno le sei domeniche del periodo della Quaresima, questo Sinodo anticipò l’inizio della Quaresima di sei giorni, creando così il Mercoledì delle ceneri. Quest’ultimo, dunque, ai tempi di Ambrogio non esisteva, e quindi la leggenda milanese non regge ai fatti storici. Il vero calcolo per il Carnevale ambrosiano, infatti, è più «assennato», direbbe Goethe, e consiste in una duplice particolarità: come nella Chiesa originale sono incluse anche le domeniche, e inoltre si conta non dalla Pasqua, ma dal Giovedì santo.

Anche la tradizione pre-beneventina fu conservata in Svizzera, precisamente a Basilea che è l’unica grande città protestante con una tradizione carnevalesca. Lì il Carnevale inizia di fatti il lunedì dopo che “romani” e “ambrosiani” sono entrati nel periodo di digiuno, ma dura tre giorni e non termina prima del martedì. Questo perché il protestantesimo non conosce la stretta osservanza della Quaresima, ma non per questo Goethe avrebbe negato ai basilesi la “lode” per il loro Carnevale.

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