Oggi, la storia

Marco Antonio, memoriae damnatus

di Alessandro Stroppa

  • 23 gennaio 2015, 08:05
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Lawrence Alma-Tadema, Antonio e Cleopatra, 1885

  • Wikipedia

Oggi, la storia 23.01.15

Oggi, la storia 23.01.2015, 07:05

Il 14 gennaio dell’83 a.C. nasceva, a Roma, Marco Antonio, celeberrimo uomo politico il cui cursus honorum fu legato alla folgorante ascesa al potere di Gaio Giulio Cesare, di cui era, per parte di madre, nipote di secondo grado. Il 14 gennaio, dopo la sua morte, fu annoverato tra i dies nefasti, e tale provvedimento fece sì che Antonio fosse il primo romano ad essere colpito dall’istituto della damnatio memoriae: fu certamente questa la ragione principale per cui non sono state tramandate alla posterità fonti storiche favorevoli all’azione politica di Marco Antonio, che, al contrario, fu sottoposta a un’operazione di metodico screditamento, specie da parte della fronda propagandistica di Gaio Ottaviano Augusto, il figlio di Cesare che traghettò Roma dalla res publica al principato: una tradizione che sopravvive tenace nel memorabile Marco Antonio di W. Shakespeare.

Dipinto spesso come un tiranno dissoluto, profittatore e voltagabbana, crebbe all’ombra di Cesare, di cui fu un valente luogotenente e da cui fu sostenuto nella carriera politica in una Roma agitata dalla guerra civile: dopo la morte di Pompeo, cadde in disgrazia presso Cesare, che lo mise in disparte preferendogli altri “delfini”, specie Ottaviano. Secondo le fonti antiche sarebbe stato lambito da una congiura ordita contro Cesare ben prima delle idi di marzo, circostanza che mette in evidenza il suo tentativo di smarcarsi dalla politica cesariana e di trovare una nuova cordata per scalare il potere: rimasto ai margini della congiura che nel 44 a.C. ordì il cesaricidio – complotto architettato in primis da Bruto e Cassio – Antonio seppe cogliere con tempestività l’occasione del momento presentandosi ai Romani come l’erede di Cesare: celebre fu la sua concione nel Foro in occasione dei funerali del dittatore perpetuo, allorquando con un geniale colpo di teatro esibì, accanto al feretro, la toga insanguinata del defunto atteggiandosi a vendicatore di quel proditorio delitto. Macchiatosi dell’infamia delle terribili proscrizioni, con cui colpì tra l’altro l’oppositore Marco Tullio Cicerone, restò coinvolto nella guerra civile contro Ottaviano al fianco di Cleopatra: ne uscì sconfitto, nel 30, nella battaglia di Azio, dopo aver perso una guerra propagandistica che lo ritrasse come un arrivista proteso ad imporre ai Romani una monarchia di tipo orientale. Fu una sconfitta bruciante: dopo il suo suicidio, la damnatio fece il resto: annientato persino il ricordo del suo notevole talento politico, Roma spalancava le braccia al nuovo tiranno, Ottaviano Augusto, che con machiavellica astuzia affermò la propria monarchia fregiandosi del rassicurante titolo di princeps.

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