È passato quasi un anno da quel terribile mattino del 25 aprile 2015, quando una scossa di magnitudo 7.8 gradi devestò il Nepal con un terremoto che causò circa 9'000 vittime e lasciò 600’00 persone senza un tetto.
Ad essere colpito anche il turismo, una delle risorse principali per l’economia del paese valutata attorno al miliardo e mezzo di dollari. Ecco perché già a partire da giugno le autorità turistiche avevano riaperto tutti i monumenti patrimonio dell’umanità dell’Unesco, anche quelli danneggiati dal sisma, con una forte volontà di attirare viaggiatori e di ricostruire così il proprio futuro.
Da poche settimane il governo del paese ha annunciato ufficialmente l’inizio della fase di ricostruzione, rilasciando alle organizzazioni non governative i permessi di costruzione che devono essere conformi alle norme antisismiche. Un’operazione che riguarderà un milione di case e richiederà secondo le stime 6 miliardi di dollari e 5 anni di tempo.
Molte organizzazioni non governative e molte associazioni si erano mosse per fornire aiuti umanitari e per raccogliere fondi da destinare alla ricostruzione. Tra queste anche l’Associazione Mani per il Nepal, che ha operato sul posto nell’immediato dopo sisma, e che nei prossimi giorni tornerà in Nepal per visionare i progetti avviati e quelli completati.