Puff
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Patti chiari

Dammi una "puff"/Alla ricerca delle staminali perdute

Settimanale di inchiesta e informazione sui diritti dei cittadini e dei consumatori A cura di Lorenzo Mammone

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Dammi una "Puff"

Sono colorate, profumate, alla moda. Spopolano tra giovani e giovanissimi, le ritroviamo negli astucci e negli zaini dei ragazzi. Non sono pennarelli o gomme da masticare però: sono vere e proprie sigarette. Proprio così, sigarette con nicotina, condita - è il caso di dirlo - da aromi dolci e fruttati. Si chiamano "puff", costano una decina di franchi e basta fare un giro nei cortili delle scuole per vederle. La loro vendita in Ticino e in molti altri cantoni svizzeri non è vietata ai minori di 18 anni: in pratica a una ragazzina non si possono vendere sigarette convenzionali con tabacco ma si possono vendere liberamente le "puff". Sembra incredibile ma è proprio così.

Chi si batte contro le dipendenze chiede con forza una regolamentazione: le "puff" sono il nuovo nemico, l’ennesimo tentativo dell’industria della nicotina per attirare nuovi clienti, sempre più giovani. Il fenomeno va insomma fermato. Chi vende questi prodotti invece le trova una buona soluzione per smettere una volta per sempre con il tabacco e giura di non permetterne l’acquisto ai ragazzini. Ma è proprio così? Noi abbiamo fatto qualche verifica con un test: vale più il business o la salute dei giovani? Perché se è vero che vendere queste sigarette ai minorenni non è di fatto illegale, è altrettanto vero che le "puff" danno forte dipendenza.

Ma i ragazzi cosa pensano di tutto questo? Abbiamo cercato di capirlo, ma non è stato affatto facile: chi si nasconde, chi nega, chi minimizza, chi dice che a comprarle sono… i genitori!

Abbiamo anche smontato, in senso letterale, queste sigarette, per capire come sono fatte, che cosa contengono e come vengono fabbricate. Già, perché questo è un mercato in forte crescita e dall’altra parte del mondo, guarda caso in Cina, si lavora come pazzi per rispondere alla domanda.

Trovi le prese di posizione di Chiosco Colombi Bellinzona, Chiosco Lucini Lugano, NOsmoking Center Lugano e Svapolab Lugano su www.rsi.ch/pattichiari.

Alla ricerca delle staminali perdute

Molti genitori avevano un sogno: conservare per decenni sottozero le cellule staminali prelevate dal cordone ombelicale. Per curare in futuro eventuali malattie dei figli, oggi ritenute incurabili. Si erano affidati a un'apposita società con sede in Ticino. Si qualificava come bio-banca. La brochure era degna di un istituto di ricerca medica. Ma un giorno chiude baracca e sparisce nel nulla assieme a tutti i dirigenti. Non informa nessuno, nemmeno i loro clienti che avevano sborsato da 2500 a 5000 franchi, ed oggi ignorano dove siano finite le cellule staminali dei figli. Patti chiari ha cercato di ricostruire la filiera di questo mercato: un groviglio di società internazionali di compra-vendita di cellule staminali come fossero catene di fast-food. Ma con email a vuoto, telefoni staccati, indirizzi nascosti, come rintracciare i dirigenti di questa azienda? Ci siamo messi sulle loro tracce tra Ticino e Italia, riuscendo a rintracciarli di persona. Scoprendo che non erano nuovi a simili chiusure e che l’ultimo amministratore aveva un passato molto particolare. Strane coincidenze gettano ombre su questa azienda. Le testimonianze dei genitori, di un legale che segue il caso a livello internazionale e società che affermano ciascuna la stessa cosa: siamo noi a custodire quelle cellule. Dove sta la verità? Una pista porta in Polonia, dove una delle più grandi aziende del settore ci ha aperto le porte.

Trovi le prese di posizione di Thermofisher Sicentific, Swiss Stem Cells Biothech, Future Health, Jean-Charles Ianni – Genico SA e dell' Ex amministratore unico – Genico SA su www.rsi.ch/pattichiari.

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