PATTI CHIARI

Il business ticinese delle cremazioni

Alcuni crematori reclutano clienti nella vicina Italia, attraendoli con prezzi stracciati. La conseguenza: nello stesso forno la cremazione di una salma ticinese può costare quasi il doppio di quella di una salma italiana

  • Ieri, 22:30
1:13:28

Patti Chiari

Patti chiari 24.10.2025, 20:45

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Di: Nicola Agostinetti, Dimitri Singenberger 

L’alternativa sarebbe Como, a un’ora di automobile, oppure Sondrio ancora più lontana. E così alcune onoranze funebri nei dintorni di Porlezza, della Valle d’Intelvi o della regione dell’alto Lario, per le cremazioni preferiscono rivolgersi ai vicini impianti ticinesi. In particolare a Lugano e a Chiasso. Unico ostacolo il prezzo: la cremazione negli impianti di casa nostra costa 800 franchi per adulto, ai quali vanno aggiunti IVA e trasporto, per una fattura finale tutt’altro che indolore.

E così, ad alcune onoranze funebri italiane, si è deciso di venire incontro, con piccoli sconti. Alcuni possono così pagare 700 euro a cremazione, altri addirittura 650, pari a 600 franchi circa. Insomma a Lugano e a Chiasso una salma italiana può essere cremata ad un prezzo inferiore fino al 30% rispetto ad una ticinese. 

L’Associazione Ticinese di Cremazione, l’associazione senza scopo di lucro proprietaria degli impianti di Lugano e di Chiasso, si difende: in ragione di partnership consolidate da tempo, precisa a Patti chiari, possono venir confermate condizioni commerciali specifiche con singole imprese di onoranze funebri. Precisano tuttavia che queste condizioni non riguardano alcuna ditta ticinese. 

Gli sconti applicati in ogni caso, non favoriscono le aziende di onoranze funebri, ma chi paga la fattura finale, ovvero i familiari dei defunti, che se domiciliati in Italia possono quindi sborsare un bel po’ meno. 

È che in Ticino sembrano non esserci sufficienti salme per tutti i numerosi impianti. Negli anni i crematori, con le recenti aperture degli impianti di Chiasso e di Carasso, sono infatti probabilmente diventati troppi. A questi si aggiungono infatti il crematorio di Lugano, il primo del Cantone con oltre 120 anni di vita, quello di Bellinzona e quello di Riazzino. Ben cinque impianti per 360mila abitanti. In media ognuno crema 700 salme all’anno - salme italiane comprese - contro una media oltralpe di 2’400 defunti per crematorio. Per sostenere gli alti costi di esercizio con un numero così ridotto di cremazioni, non si può quindi far altro che aumentare le tariffe, che sono infatti le più alte in Svizzera. 

Se oltralpe la media è di 380 franchi a cremazione per i domiciliati nel comune in cui sorge l’impianto (in sette impianti pubblici la cremazione è addirittura gratuita), per i non domiciliati la media sale a 600 franchi. 

A Chiasso, Lugano, Carasso siamo molto al di sopra: la tariffa unica è infatti di 800 franchi. Tranne Losanna che fattura 830 franchi per i non domiciliati nel comune, si tratta delle tariffe più alte in assoluto del paese. Bellinzona, dove i non domiciliati pagano 800 franchi, concede uno sconto ai suoi concittadini: il prezzo scende così a 650 franchi, rimanendo comunque sopra la media svizzera. 

Riazzino, che non dichiara le proprie tariffe sul suo sito e le ha negate a Patti chiari considerandole informazioni riservate, sulla base di alcuni documenti che la redazione ha potuto consultare, sarebbe l’impianto più caro in assoluto del paese. Una cremazione costa infatti 880 franchi circa.

Per far quadrare i conti ci si rivolge così anche al “mercato” italiano. Nel 2023 il crematorio di Carasso ha spostato la sua sede legale in un anonimo stabile di Balerna, a due passi dalla dogana. Il trasporto delle salme nella fascia di confine, in virtù di un accordo transfrontaliero tra Svizzera e Italia, è semplificato e quindi più rapido e meno oneroso. È forse questo il motivo dello spostamento di sede? Patti chiari è entrata in possesso di un’offerta commerciale che nello stesso periodo il crematorio di Carasso aveva rivolto ad una ditta di onoranze funebri italiana. Comprendeva un pacchetto di servizio completo: trasporto della salma, cremazione, offerta dell’urna e consegna delle ceneri, il tutto a un prezzo stracciato. 550 euro sotto le 100 cremazioni, 490 euro a partire dalle 200 salme fornite. Insomma i familiari di una salma italiana possono pagare 450 franchi circa, poco più della metà dei familiari di una salma ticinese. 

Questo accordo è stato accettato da qualche ditta italiana? È attualmente in vigore? Ci sono onoranze funebri italiane che per la cremazione portano le loro salme nel sopraceneri?

Il crematorio di Carasso, che nel frattempo ha spostato nuovamente la sua sede legale nella capitale, ha precisato a Patti chiari che fino a prova contraria in Svizzera vige il libero mercato.  

La scelta del silenzio da parte di alcuni crematori ticinesi non riguarda solo prezzi, accordi e proposte “commerciali”. C’è un’altra pratica di cui alcuni forni parlano poco volentieri: il riciclo dei residui metallici delle cremazioni. 

Non tutti sapranno che dentro i forni non tutto si riduce in cenere. Chiodi e graffette delle bare, impianti medici, protesi o gioielli indossati dai defunti, per esempio, sopravvivono di fatto alla combustione. Gran parte di questi residui non finisce così nell’urna ma, nel caso dei cinque crematori ticinesi, viene spedita in Olanda a una ditta specializzata chiamata Orthometals. Lì i metalli vengono separati, riciclati e venduti. Tra questi non c’è solo ferraglia, si trovano anche diversi metalli preziosi, come oro, argento, platino o palladio.

Il crematorio di Bellinzona, unico impianto ad aver comunicato i propri introiti a Patti chiari, ha ricavato così 12mila franchi circa nel solo 2024. I proventi tornano nelle casse comunali e permettono di mantenere la tariffa di cremazione, perlomeno per i domiciliati nel comune, sotto la media cantonale. Dal primo ottobre, la città ha deciso di chiedere il consenso dei familiari prima di procedere con lo smaltimento dei residui.

Anche Lugano e Chiasso riciclano i rimasugli metallici, ma preferiscono non comunicare la cifra esatta del ricavato che, precisano, finisce in beneficenza. L’Associazione Ticinese di Cremazione, che gestisce i due siti, afferma di aver devoluto 480mila franchi ad enti, associazioni e privati bisognosi, negli ultimi sei anni. Del riciclo e della destinazione dei proventi, i familiari non vengono al momento informati, ma la procedura, assicura l’associazione, potrebbe cambiare presto.

A Patti chiari, Riazzino e Carasso non hanno voluto precisare se riciclano o meno i residui metallici. Secondo informazioni raccolte dalla redazione, anche questi impianti in realtà collaborano con l’azienda olandese Orthometals. Sulla base del numero di cremazioni stimato, i ricavi potrebbero ammontare a 70mila, rispettivamente 60mila franchi annui. Per quanto riguarda la destinazione dei proventi Riazzino, a microfoni spenti, assicura di devolvere tutto in beneficenza. Carasso invece non ha fornito alcun dettaglio.

  • 1° Presa di posizione - CREMATORIO TICINO SAGL
  • 2° Presa di posizione - CREMATORIO TICINO SAGL

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