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Le verità sulla Svizzera nella Seconda Guerra mondiale

di Brigitte Schwarz

L'immagine mostra cadaveri degli ebrei che sono stati asfisssiati e che vengono poi gettati dai vagoni tedeschi (© dodis.ch)

Le verità sulla Svizzera nella Seconda Guerra mondiale





Spentasi l’eco nei vari paesi europei delle celebrazioni in occasione della Giornata internazionale in memoria delle vittime della Shoah, si è tornati a discutere di una delle pagine più tragiche e controverse della storia europea. Mentre in Germania, luogo storico dell’orrore nazista, a tre giorni dall’ottantesimo anniversario dell’ascesa di Hitler al potere, la cancelliera Angela Merkel ha parlato della “responsabilità permanente per i crimini del nazionalsocialismo, per le vittime della seconda guerra mondiale e anzitutto anche per l’Olocausto”, in Italia hanno suscitato scalpore le esternazioni di Berlusconi sulla dittatura di Mussolini intervenuto a sorpresa al Memoriale della Shoah a Milano.Anche nel nostro paese la ricorrenza ha riacceso il dibattito intorno al ruolo della Svizzera negli anni del regime nazista e della seconda guerra mondiale: da un lato il Presidente della Confederazione Ueli Maurer ha ricordato nel suo messaggio il ruolo della Svizzera quale ancora di salvezza per molte persone perseguitate, dall’altro documenti inediti, lettere, rapporti, telegrammi, fotografie emersi dagli archivi e presentati dal telegiornale di Schweizer Radio und Fernsehen sembra gettino nuova luce su quanto effettivamente le autorità politiche del tempo – informate già a partire dal 1942 - sapessero dei crimini commessi dalla Germania nazista. Che cosa si sapeva davvero? Quale fu il ruolo delle autorità politiche del tempo? Ne discutono gli storici Sacha Zala direttore della serie “Documenti diplomatici svizzeri”, di cui si ricordano almeno i volumi Gebändigte Geschichte. Amtliche Aktensammlungen im internationalen Vergleich (München 2001) e Geschichte unter der Schere politischer Zensur (Bern 1998) e Thomas Maissen, professore ordinario di storioa moderna all’Università di Heidelberg che ha seguito sulla Neue Zürcher Zeitung il dibattito sui fondi in giacenza e il ruolo della Svizzera, autore di Verweigerte Erinnerung. Nachrichtenlose Vermögen und die schweizer Weltkriegsdebatte (Zürich 2005); Geschichte der Schweiz e Schweizer Geschichte im Bild (Hier und Jetzt Verlag).

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