Crolli parziali di molti edifici, crepe profonde nella strade, persone accampate all’aperto e, possibilmente, lontano dai rischi, operatori umanitari che si mobilitano per soccorrere i feriti e distribuire i primi aiuti. È lo scenario dopo i sismi che hanno colpito il Nepal e provocato valanghe sull’Everest travolgendo il campo base.
Secondo i dati più attuali, i morti sono oltre 2'400 e le persone coinvolte sarebbero circa 6,6 milioni in 30 distretti del Paese. Molti sono inoltre i timori relativi per gli alpinisti stranieri che, essendo questa la stagione delle spedizioni, si trovavano a centinaia sulla montagna più alta del mondo. I morti, tra loro, sono già una ventina.
Le dimensioni e gli effetti devastanti del terremoto in Nepal si stanno sempre più allargando. È una zona sismica dove la concentrazione urbana ha subito un’accelerazione molto importante negli ultimi 20 anni.
Modem fa il punto della situazione con: Enrico Crespi, ha lavorato per anni per la cooperazione internazionale nel paese, scrive libri e ha un blog sul Nepal; Gianni Rufini, esperto di interventi umanitari in caso di catastrofe; Giovanni Kappenberger, glaciologo, nivologo e meteorologo, Pietro Coerezza, responsabile della comunicazione dell'associazione italiana EvK2 Cnr,ente che gestisce il laboratorio-osservatorio Piramide, e Nicolas Deichmann, collaboratore Servizio sismico Svizzero del Politecnico di Zurigo.
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703681