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A tutta birra

Prodotti locali, o forse no: i segreti dietro l’etichetta

  • 9 dicembre, 16:14
Birra
  • KEYSTONE

Ticino terra di birra! Nella Svizzera italiana si contano più di una trentina di produttori: sono in molti a produrla per pura passione e magari per cerchie ristrette. Per altri invece l’investimento nella produzione locale di birra è un vero e proprio business.

Ma quante birre in commercio vengono davvero prodotte nel Canton Ticino? Sulle etichette troneggiano i nomi di note località del territorio o sventolano i colori rosso blu dello scudo. E così, passando in rassegna le informazioni scritte a caratteri ben visibili su bottiglie e lattine, o fidandosi di certi marchi di “nostranità”, si direbbe che le birre “made in Ticino” sono parecchie. Ma poi, esaminando con maggiore attenzione anche le scritte più piccole e sottili, a volte si scopre che la realtà è un’altra: la birra che ci eravamo illusi fosse ticinese, in realtà viene dal canton Svitto, da San Gallo, dall’Appenzello…

Una situazione non sempre chiara, al punto che l’organo di controllo -il laboratorio cantonale- è già dovuto intervenire: che si tratti di errori in buona fede o di inganno verso consumatrici e consumatori, l’abuso di toponimi, simboli e bandiere non è permesso. Le multe possono arrivare fino a 80mila franchi. In questo contesto infatti la legge parla chiaro: “in presenza di bandiere cantonali o nomi di regioni specifiche è necessario che la produzione avvenga nel luogo indicato”. Non solo: qualche anno fa, il Tribunale federale ha condannato un’azienda che faceva produrre la propria birra nel canton Berna ma che la promuoveva come se fosse vallesana. Secondo i giudici di Losanna, anche se le indicazioni scritte in piccolo sul retro delle confezioni vengono riportate correttamente, ciò che conta è la percezione media che il consumatore ha del prodotto.

E qui viene il punto: in alcuni casi puntare il dito su errori e inganni è facile. In altri, anche se le regole sulla carta sono rispettate, qualche ambiguità sembra comunque bastare per confondere consumatrici e consumatori, come dimostra un test di Patti chiari.

Sarà che, sull’etichetta, il nome della ditta ticinese che commercializza la birra è messo ben più in evidenza del luogo di produzione oltre Gottardo. Sarà che consumatrici e consumatori vanno troppo di fretta e non leggono con attenzione le informazioni. A metterci lo zampino, poi, ci sono anche siti internet e supermercati che vendono come “nostrane” o “regionali” birre prodotte nella Svizzera tedesca. Senza contare poi che il problema non riguarda solo il Canton Ticino: anche un’iconica birra “italiana” viene fatta nei Grigioni. Insomma, tutto il mondo è paese: consumatori avvisati…

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