Il carnevale è alle porte. Una diciannovenne ticinese decide di travestirsi da poliziotta. Su shein.com, una nota piattaforma cinese di e-commerce, compra per quattro soldi alcuni accessori: cappellino, distintivo, manette e, come arma d’ordinanza, una pistola…ad acqua. È di plastica rosa e costa meno di 3 franchi. Un giocattolo innocuo, insomma. Eppure, quell’acquisto online alla fine avrà un “costo” molto superiore. Al suo arrivo alla dogana svizzera, vengono infatti coinvolte guardie di confine, polizia e – udite, udite – addirittura il Ministero pubblico. Ma com’è possibile? Perché un oggetto innocuo come una pistola ad acqua suscita tutto questo allarme? E perché le autorità si dimostrano inflessibili con i consumatori e arrendevoli con i venditori?
Una storia per certi versi surreale. Quando la diciannovenne la racconta, amici e amiche stentano a crederle. E invece è tutto vero! Sono centinaia e centinaia le consumatrici e i consumatori che ogni anno in Svizzera finiscono nei pasticci per aver importato giocattoli fuorilegge.



