Ti “aggancio” ma non sgancio

Molti di loro erano in disoccupazione. Tutti l'avevano conosciuto attraverso un annuncio. E tutti gli avevano creduto. Avevano bisogno di lavorare.

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Molti di loro erano in disoccupazione. Tutti l'avevano conosciuto attraverso un annuncio. E tutti gli avevano creduto. Avevano bisogno di lavorare.

Franco Avallone si faceva passare come un imprenditore serio, un intermediario. Raccontava che la sua società, "L'aggancio giusto",  aveva contratti d’appalto con diverse amministrazioni e cantieri. Per questo aveva bisogno di segretarie, di operai tuttofare, di donne delle pulizie. Nei suoi uffici di Cadempino i candidati continuavano ad arrivare. Gente che voleva crederci.

Ma alla fine sono tutti rimasti con un pugno di mosche. Niente lavoro, niente stipendio. «Faceva così con tutti quanti, – raccontano i testimoni – e lo faceva in modo sistematico».

Partono le denunce al Ministero pubblico. Intervengono i sindacati. E tutti iniziano a cercarlo. Ma lui dov’è? A Lucerna? Nei Grigioni? In Ticino?

Anche noi ci siamo messi sulle sue tracce. E alla fine l’abbiamo trovato. Non solo, l'abbiamo intervistato e ospitato nel nostro studio, in cui si è confrontato con due dei suoi accusatori, Anna Grezio e Maria Polizzotto, il sindacalista di UNIA Giovanni Grassi che si è occupato del caso e Natalia Ferrara, ex procuratrice pubblica.

 

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