Patti chiari

Vestiti usati e poi?

Patti chiari del 23.5.25 - La seconda vita degli abiti che gettiamo nei cassonetti

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Vestiti usati, e poi?

Patti chiari 23.05.2025, 20:45

Di: Federica Bonetti, Valerio Scheggia, Olmo Invernizzi  

Rivenduti in Ticino o a migliaia di chilometri di distanza. E’il risultato del test di Patti chiari che ha voluto verificare dove finiscono gli indumenti che buttiamo nei cassonetti per la raccolta degli abiti che non usiamo più. Già perché i nostri armadi traboccano di vestiti. Ne acquistiamo troppi, perché se ne producono troppi. Sul banco degli imputati la fast fashion, la moda veloce che sforna collezioni alla velocità della luce e a prezzi stracciati. E così in Svizzera scartiamo ogni anno oltre 100 000 tonnellate di tessili. La metà finisce nei rifiuti, l’altra metà viene donata, soprattutto alle ditte e associazione che si occupano del riciclo. Con un localizzatore abbiamo tracciato gli spostamenti di sei giacche. Le abbiamo gettate nei cassonetti del Luganese di TexAid, Padrinato Coop per le regioni di Montagna, Croce Rossa Ticino, Caritas Ticino, ma anche negli appositi contenitori di due grandi catene internazionali di abbigliamento: H&M e C&A, due fra i marchi di fast fashion accusati di sovraproduzione.

Tappe e percorsi

Se tutti i blazer hanno avuto una seconda vita, ossia sono stati acquistati in negozi di seconda mano, le differenze fra i chilometri percorsi sono state abissali.

PERCORSO BLAZER  - PATTI CHIARI 23.5.25.jpg
  • RSI

Il tragitto più lungo l’ha fatto la giacca buttata nel cassonetto di H&M: 2750 chilometri, fino in Romania. Abbiamo rintracciato la signora che l’ha acquistata e pure il negozio dove è stata venduta, penultima tappa di un viaggio che ha avuto diversi intermediari. Abbiamo così scoperto come lavora e quanto guadagna chi rivende i nostri vestiti a migliaia di chilometri dalla Svizzera italiana. “Non si diventa ricchi, è solo sopravvivere” ci ha detto la responsabile del negozio che paga i suoi fornitori di vestiti l’equivalente di circa 3 franchi al chilo.

Lontano è andato pure il blazer donato al Padrinato Coop per le regioni di montagna: quasi 1700 chilometri fino in Polonia. I vestiti sono gestiti da Tell Tex, un’azienda del canton Argovia, che li esporta nell’Europa dell’est. Il ricavato della vendita viene interamente devoluta ai contadini di montagna svizzeri.

Ha superato i 1500 chilometri anche la giacca messa nel cassonetto di TexAid e rivenduta in un negozio di seconda mano, anche in questo caso, in Romania. TexAid è la più importante azienda svizzera di raccolta, smistamento e riciclaggio di tessili: 30 000 tonnellate all’anno, con un fatturato di 27.5 milioni di franchi nel 2023. Lo stesso anno 2.4 milioni di franchi sono stati devoluti alle organizzazioni caritatevoli con cui collabora.

La Germania è invece stata la destinazione finale della giacca lasciata nell’apposito contenitore del negozio C&A di Lugano, pari a un percorso di 824 km.

Croce Rossa Ticino e Caritas Ticino

E i blazer donati alla Croce Rossa e a Caritas? Dai cassonetti finiscono nei rispettivi centri di smistamento in Ticino. Una giacca l’abbiamo rintracciata nel negozio della Croce Rossa di Lugano, l’altra l’abbiamo ritrovata nei Paesi Bassi. Ma, abbiamo poi scoperto, Caritas l’aveva venduta in Ticino. Solo dopo si era mossa verso nord. Quindi, come per Corce Rossa, si è trattato di una vendita a chilometro zero. Anche Croce Rossa e Caritas comunque smerciano all’estero. Oltre la metà degli indumenti, la seconda o la terza scelta che da noi non avrebbero mercato, viene esportata. Il ricavato serve alle due organizzazioni per finanziare l’attività di riciclo abiti, un’attività sociale che va a beneficio della popolazione locale e che favorisce l’economia circolare. Il settore dell’abbigliamento, infatti, è il secondo più inquinante a livello mondiale.

Prese di posizione

  • Presa di posizione - H&M
  • Presa di posizione - TEXAID

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