Colpo di scena

Martin Luther King. Il sogno infranto

di Cesare Ferrario e Giampaolo Tarzi

  • 21 maggio 2018, 15:30
Martin Luther King

Martin Luther King

  • Keystone

COLPO DI SCENA
Da lunedì 21 a venerdì 08 giugno 2018 alle 13:30

Con: Mario Cei (Liam Kinsley); Antonio Ballerio (Johnatan Bancroft); Jasmine Laurenti (My Lyn); Stefania Patruno (Judith Mayer) Raffaele Farina (William Pepper); Marco Balbi (Governatore) Diego Gaffuri (J. Edgar Hoover)
E con Marco Cameroni, Margherita Coldesina, Diego Pitruzzella, Matteo Carassini, Dario Sansalone, Marco Cortesi, Riccardo Peroni, Adele Pellegatta, Paolo Sesana, Massimiliano Zampetti, Igor Horvat, Massimo Loreto, Gianni Quillico, Davide Garbolino
Aiuto regia: Sara Flaadt
Regia Cesare Ferrario
Presa del suono, editing e sonorizzazione: Thomas Chiesa
Produzione: Francesca Giorzi
(NUOVA PRODUZIONE 2018)

Martin Luther King. Il sogno infranto

Memphis, Tennessee, 4 aprile 1968: seimila operai neri inscenarono un corteo di protesta per uno sciopero degli addetti della spazzatura. Ognuno di loro portava un cartello con scritto: I am a man, sono un uomo. I bianchi, allora, non li ritenevano tali.

Martin Luther King che aveva guidato quella pacifica manifestazione si trovava sul suo balcone al Lorraine Motel quando venne raggiunto da un colpo di fucile che gli fu fatale. Il presunto assassino, che secondo gli inquirenti gli aveva sparato da una finestra sull’ altro lato della strada, si chiamava James Earl Ray: secondo le versioni ufficiali, era un fanatico razzista.

Martin Luther King non era esattamente uno sconosciuto, aveva alle spalle grandi lotte contro la segregazione dei neri, aveva ricevuto un Premio Nobel per la Pace e Robert Kennedy, in campagna elettorale, gli aveva persino offerto la vice-presidenza degli Stati Uniti. Per tutta la vita aveva inseguito un grande sogno: quello di vedere che gli uomini fossero tutti uguali e tali considerati nei loro diritti. Martin Luther King era un visionario, profetico e coraggioso, capace di suscitare la pacifica ribellione contro le ingiustizie. Era dalla parte dei poveri, qualunque fosse il colore della loro pelle ed era contro la guerra del Vietnam che stritolava nel suo macabro frantoio giovani uomini, bianchi e neri, e risorse economiche che avrebbero potuto alleviare la povertà di molti. Il potere lo temeva e cercò in tutti i modi di ostacolarlo.

Sono passati cinquant’anni da allora e il Lorraine Motel è diventato un museo. Riproporre a mezzo secolo di distanza uno sceneggiato nel quale sono presenti i necessari riferimenti biografici, ma soprattutto una nuova chiave di interpretazione di quel terribile omicidio, non nasce da una mera celebrazione, ma dal bisogno di onorare un debito verso la Verità. Seguiremo le ricerche di William Pepper, avvocato dei diritti civili e amico di Martin Luther King. Come tentò di fare lui a suo tempo, abbiamo voluto anche noi riaprire un “Cold Case”, un caso irrisolto, in una formula drammaturgica che sfiora spesso i canoni di un thriller. Si è voluto cercare, in buona sostanza, il “perché” Martin Luther King sia stato così barbaramente ucciso. Per restituire al pubblico quel suo “sogno infranto” dalla malvagità dell’ingiustizia sociale.

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