Nuvole
Grand Bazaar

Messico e nuvole (3./7)

Da Pancho Villa ai narcos: fuorilegge in musica

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  • 15.9.2022
  • 43 min
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Cinquant’anni fa, nel 1972, negli Stati Uniti fu pubblicata una canzone intitolata Contrabando y traiciòn, contrabbando e tradimento. La firmò un gruppo di musicisti messicani chiamato Los Tigres del Norte, quattro fratelli che da Rosa Morada, stato di Sinaloa, ancora adolescenti, attraversarono il confine diretti in California in cerca di fortuna. Quella canzone segnò la nascita del cosiddetto narcocorrido, un genere che riportò in auge il corrido in Messico, restituendogli non solo la facoltà di accendere l’immaginazione dei ragazzi come aveva fatto negli anni della Rivoluzione Messicana magnificando le gesta di Francisco Villa o di Emiliano Zapata, ma trasferendo, di fatto, il ruolo di eroe del popolo dai rivoluzionari ai narcos. Oggi il genere impazza di qua e di là del confine. Il corrido che canta i narcos è un’industria fiorente che genera milioni di dollari e che dal suo quartier generale in California s’irraggia lungo la nazione fra due nazioni come la definiscono ormai gli studiosi, una nazione astratta fatta di migranti, clandestini o meno, che vivono con le radici ben piantate in Messico ma i sogni, o soltanto la speranza, rivolti verso gli Stati Uniti. Strumenti culturali che riconnettono alla patria d’origine, i narcocorrido consentono sì ai messicani di riscostruire una narrativa di potere in opposizione al sentimento anti-latino diffuso negli Stati Uniti, ma al tempo stesso rappresentano una forma di intrattenimento fondata sull’illecito, il crimine e la violenza. Chi trae vantaggio da questa industria che esalta le gesta dei narcos e che attraverso romanzi, film, serie tv e canzoni hanno trasformato il narcotrafficante in una figura non solo eroica, ma eticamente accettabile? Che cosa unisce lo spirito dei corrido rivoluzionari a quelli che celebrano le gesta dei narcos, e che ruolo hanno le donne, in un contesto del genere, prettamente maschile? Questo ciclo di trasmissioni a cura di Corrado Antonini proverà a ricostruire questo legame e a restituire una realtà difficile, attraverso le canzoni, beninteso, ma anche attraverso le parole di scrittori quali Juan Rulfo, Octavio Paz o Roberto Bolaño.

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