Il giardino di Albert

L’altra metà della medicina

a cura di Clara Caverzasio

  • 2 febbraio 2017, 12:35
Il fattore X

Il fattore X (estratto copertina)

  • castelvecchieditore.com

IL GIARDINO DI ALBERT
Giovedì 02 febbraio 2017 alle 11:35
Replica alle 23:33
Replica sabato 04 febbraio 2017 alle 18:00

Giovane adulto, maschio, bianco. È questo il paradigma su cui si è costruita fin qui tutta la medicina. Anche la sperimentazione dei nuovi farmaci avviene su questo modello. Per una questione di costi, e dando per scontato che la donna è in sostanza un piccolo uomo, diversa solo nell’apparato riproduttivo. Si va sempre di più verso la personalizzazione delle terapie e la centralità del paziente; eppure di fatto non si tiene ancora conto che tra gli individui c’è una differenza macroscopica: il fattore X. Solo da pochi anni si è cominciato a capire quanto il genere sia importante nel funzionamento di tessuti e organi, e quanto profondamente esso influisca sul modo in cui una malattia si sviluppa, viene diagnosticata e poi curata. Le donne spesso presentano sintomi diversi dall’uomo, che proprio per questo non vengono riconosciuti. In cardiologia, ad esempio: per le donne le cardiopatie sono diventate un big killer, eppure ignorare le differenze di genere ha portato a una inadeguatezza di trattamento molto dannosa. L’osteoporosi al contrario viene sottostimata negli uomini, che ne soffrono anche se in misura molto inferiore alla donna.

Se ne parla, nel Giardino di Albert di giovedì 2 febbraio, con Elisa Mancarda, autrice con Letizia Gabaglio di "Il fattore X" (Castelvecchi 2010), il primo libro sulla medicina di genere destinato al grande pubblico.

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