jazz-concerto.jpg
Concerto Jazz

Django Bates @ Tra jazz e nuove musiche 2018/19

di Lorenzo De Finti

  • 5.2.2023
  • 28 min
Disponibile su
  • Musica

Pianista, tastierista, cornista e compositore, Django Bates è un artista che ha sempre avuto una visione moderna del jazz, portando, sin dagli anni ottanta, nella sua estetica un vasto universo sonoro. Lo dimostrano le sue collaborazioni con musicisti assai diversi tra loro come il batterista di rock progressivo Bill Brudford, il compositore afroamericano George Russell, quel maestro della fusion più colta e raffinata che fu Michael Brecker oppure un musicista dal pensiero contemporaneo quale Tim Berne.

La sua esperienza più celebrata è stata però quello dei Loose Tubes, un’orchestra dal linguaggio ampio, eclettico, attiva nella seconda metà degli anni ottanta e poi ripresa pochi anni orsono. Proprio versatilità e non conformismo, ma jazz inteso nella sua accezione più ampia, affrontato guardando alla sua intera storia e senza nessun pregiudizio stilistico, sono gli elementi centrali del pensiero del cinquantottenne musicista inglese. Qui qui si presenta alla testa di un trio formato nel 2005, quando insegnava al Conservatorio di Copenhagen, di cui è recentemente uscito il terzo album The Study Of Touch che segna il suo ritorno in ECM. Come i precedenti del trio, anche questo disco ha come riferimento Charlie Parker, ma non, seguendo la moda abituale, per riprodurre le pattern del suo linguaggio improvvisativo, bensì per seguirne l’idea musicale che lo contraddistingueva, basata sulla spigolosità delle frasi, taglienti e ad angolo acuto, qui proposta in una dimensione in cui prevalgono il gioco delle dissonanze e il colorismo degli accordi, che non si risolvono mai in citazioni parkeriane mentre le composizioni sono quasi tutte del leader. Bates concepisce poi il trio in maniera aperta, sulla falsariga del modello proposto da Paul Bley, proponendo un dialogo continuo con i suoi partner: il contrabbassista svedese Frans Petter Eldh, che sa intrecciare le sue linee in senso armonico e ritmico con quelle del leader e del batterista danese Peter Bruun, quest’ultimo capace di costruire cicli ritmici efficaci, frutto di un abile gioco di scomposizioni. Un omaggio singolare a Parker, ma, forse, oggi l’unico possibile se al manierismo si sostituisce la creatività e un pensiero personale e contemporaneo.

Scopri la serie