Oggi, la storia
Venerdì 25 settembre 2015 - 07:05
In concomitanza con l’inaugurazione del LAC, lo Spazio 1 presenta in questi giorni una mostra monografica dedicata all’artista Giulio Paolini dal titolo “Teatro di Mnemosine”. Un’iniziativa interessantissima anche per le sue implicanze dirette col tema della “memoria”: Mnemosine (Μνημοσύνη), infatti, nel mito greco era la personificazione della memoria, nonché una delle spose di Zeus, con il quale generò le nove Muse. Il poeta Esiodo, nella Teogonia, narra che Mnemosine avesse dato alla luce una Musa per ciascuna notte d’amore trascorsa insieme a Zeus nella Pieria, regione della Tessaglia sulle pendici orientali dell’Olimpo: nove notti per nove figlie. Le Muse, eternatrici del trionfo del padre degli dèi in seguito alla Titanomachia (la vittoria sui Titani ribelli), nacquero proprio per portare gioia al nuovo ordine divino grazie al canto e alla danza dei loro corteggi: originariamente venerate come dee delle sorgenti, furono associate non solo al monte Olimpo, ma anche al monte Elicona, luogo in cui ebbero consacrate due famose fonti, l’Aganippe e l’Ippocrene (quest’ultima scaturita da un colpo di zoccolo del cavallo Pegaso); si narra che fossero venute in contatto con Dioniso e con Orfeo, il mitico cantore, e nel territorio a loro sacro i re macedoni istituirono le feste olimpie, che per nove giorni celebravano Zeus e le Muse.
Il loro nome – come quello della madre Mnemosine – è connesso alla radice del verbo greco mimnésko (μιμνήσκω, “ricordare”) a indicare coloro che “meditano” e che “creano attraverso la fantasia”, fatto che spiega senz’altro il loro culto, che attraverso i secoli si arricchì di notevoli elementi: all’iniziale associazione alle arti della musica, del canto e della danza (in principio, infatti, cantavano intorno all’altare di Zeus i miti della teogonia) si aggiunse, per estensione, anche quella della poesia in genere. Solo in seguito fu stabilito il campo specifico della poesia in cui ciascuna di esse esercitava la propria influenza e “musei” furono chiamati i luoghi in cui gli antichi – a partire da quella straordinaria “arca di sapienza” che fu il Museo di Alessandria – custodivano le loro arti. Delle nove Muse (i cui nomi sono Clio, Euterpe, Talia, Melpomene, Tersicore, Erato, Polinnia, Urania e Calliope), merita una menzione particolare Clio, la musa della storia, più di tutte vocata nell’ispirare la preziosissima opera di registrazione degli eventi umani.
Un appassionato “evviva” a Clio, dunque, musa di Oggi la storia, ma anche un “evviva” alle altre otto sorelle, immortali custodi dei musei di tutti i luoghi e di tutti i tempi!