
Oggi la storia 06.06.14
Oggi, la storia 06.06.2014, 07:05
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In un’opera straordinaria degli anni Ottanta del Novecento, lo storico francese Georges Duby, propone la riscrittura del suo Le temps des cathédrales per una serie di film TV sull’arte romanica e sull’arte gotica. Nella sua Europa nel Medioevo, Duby affonda gli strumenti analitici ed epistemologici dello storico dentro le tracce, soprattutto sacre, che abitano il territorio, per indagarvi le vicende umane nella loro complessità e nei loro intrecci.
Così, dalla Cappella Palatina di Aquisgrana prende forma, dentro lo sguardo dello storico, l’impronta polisemica del lento spostamento della città di Dio. Gerusalemme. Roma. Aquisgrana.
E il confronto tra il mantello dell’imperatore Enrico II, conservato nella cattedrale di Bamberga, con la “tela della conquista”, ovvero l’arazzo di Bayeux, ricamato solo una sessantina di anni dopo, riesce a dar voce alle percezioni di un’epoca intera, nello spegnersi del sogno imperiale.
Si tratta solo di rapidi accenni ad un racconto possibile degli intrecci possibili tra le molteplici espressioni dell’esistenza: un racconto che offra loro un senso.
Il medioevo, come scrive Duby, bisogna immaginarlo, e le immagini, le opere artistiche, custodiscono tracce profonde delle vicende politiche, dei rapporti di potere, ma anche delle mentalità, dei modelli culturali della vita quotidiana; tracce del valore dell’esistenza, dalle sue condizioni materiali, attraversate da paure e speranze, alle forme dell’immaginario, in cui prende voce, forte e chiara, la percezione del sacro: in cui la vita racconta il suo valore, la sua possibile felicità e il senso della morte.
L’opera di Duby ci offre un bell’esempio del compito educativo della storia, ovvero della possibilità di rendere la conoscenza -ogni conoscenza, è bene sottolinearlo- occasione per comprendere noi stessi e il mondo in cui viviamo.
Queste considerazioni non sono casuali, e nemmeno del tutto innocenti; mi permettono infatti di proporre un altro sguardo sul dibattito in atto circa l’insegnamento della storia, della civica, della storia delle religioni.
Uno sguardo diverso, per indicare una scuola che sappia stare dentro la storia, senza bisogno di moltiplicarne gli insegnamenti; una scuola che accompagni a riconoscersi e a incontrarsi con l’altro, dentro un presente nutrito di memoria e aperto al futuro.
Uno sguardo diverso, per indicare una scuola più consapevole della storicità che nutre ogni relazione conoscitiva, e in grado perciò di contrastare le richieste di materie à la carte che giungono sempre più spesso dal mercato politico e ideologico.
Lina Bertola