Oggi, la storia

Un buon europeo

di Emilio Gentile

  • 10 March 2016, 07:05
Franz Marc e Wassily Kandinsky

Franz Marc, a sinistra, e Wassily Kandinsky, a destra

  • Keystone

Oggi, la storia
Giovedì 10 marzo 2016 - 07:05

L’8 febbraio 1880, a Monaco di Baviera, nacque Franz Marc, uno dei principali artisti dell’espressionismo tedesco. Nella sua pittura, Marc volle realizzare, come scrisse nel 1910, “uno stile bello, puro e luminoso, che sappia esprimere almeno una parte di ciò che ho da dire come pittore moderno”, rappresentando “il ritmo organico di tutte le cose, le vibrazioni e le stille di sangue della natura, gli animali, l’aria”.

Nel 1912, con il pittore russo Wassily Kandinsky, creatore dell’astrattismo, pubblicò a Monaco l’Almanacco “Il Cavaliere Azzurro”, con riproduzioni dell’arte di avanguardia, specialmente francese, e col proposito di suscitare in Germania un arte nuova, per “far sventolare oggi la bandiera del germanesimo e dell’arte patriottica”. Gli espressionisti tedeschi, scriveva Marc nel 1911, “vogliono deporre uova belle, grosse, uova tedesche, non uova di cuculo come questi maledetti francesi”. Agli artisti, assegnava la missione di rigenerare spiritualmente non solo la Germania, ma tutta l’Europa dalla decadenza di un’umanità dedita al culto dei beni materiali. Con la sua arte, Marc annunciava l’avvento di una nuova epoca: “si sentono nell’aria i Cavalieri dell’Apocalisse”, scriveva all’inizio del 1912. E qualche mese dopo ribadiva: “Viviamo in un’epoca di immensi capovolgimenti, che riguardano tutte le cose e tutte le idee, ci sono uomini oggi che vedono i millenni danzare davanti a sé, come i primi cristiani”.

Invece della rigenerazione spirituale, venne la carneficina della Grande Guerra. Marc partì volontario, combatté sul fronte occidentale, visse l’orrore della “grande guerra civile europea”, come la chiamò: “una guerra civile combattuta contro il nemico interno, invisibile dello spirito europeo.”
L’orrore della guerra in trincea non annientò la sua speranza nella rigenerazione degli europei. “L’Europa non è perduta”, scriveva nel 1915. “La tragedia europea si tramuta negli uomini nobili in una nuova, commossa speranza”: “c’è un’Europa segreta, l’Europa delle anime segrete, che sa e confida nel tipo del ‘buon europeo’ … Qui batte il cuore del mondo, sopraffatto dalla propaganda del momento”. Marc voleva la vittoria della Germania, ma senza odiare il nemico: “L’amore per il buon germanesimo deve lasciare spazio oggi all’amore per il buon europeismo. Solo così l’Europa avrà il secolo che desidera. Non bisogna rialzare le frontiere, ma abbatterle”. Cento anni fa, il 4 marzo 1916, Marc fu abbattuto nei pressi di Verdun da un proiettile nemico.

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