Il connubio tra jazz e hip-hop è nativo e originale e sembra essere un tratto distintivo dello sviluppo dell’anima più culturalmente “africana” del jazz americano.
I fraseggi, le sonorità e i pattern distintivi del jazz hanno da sempre arricchito e amplificato hit dell’hip-hop, fin dai primi vagiti di questo genere:
Ciò nonostante, la riflessione sul connubio tra jazz e hip-hop si è progressivamente complicata nel corso degli anni.
Artisti come Robert Glasper (nella foto), Christian Scott, Karriem Riggins e altri ancora hanno trasformato la fusione di questi due filoni espressivi in una vera e propria bandiera, sviluppandola fino a conferire al loro sound un’identità originale e creativa.
Grazie alla visione di questi musicisti, oggi possiamo riconoscere due generi ben definiti nel sempre prospero rapporto tra queste due realtà: da una parte, l’hip-hop che si limita a campionare il jazz; dall’altra, l’hip-hop che il jazz desidera farlo proprio tratto distintivo
Ma quando ha avuto inizio questa connessione? Fino a che punto jazz e hip hop sono “cugini” di primo grado e grazie a cosa?
Lorenzo De Finti e Giovanni Conti ne parlano con Walter Muto, musicista, giornalista musicale e blogger, e Umberto Petrin, pianista, compositore e didatta, attivo nel panorama jazzisitco internazionale.
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