La statua in marmo del "David" di Michelangelo alla Galleria dell'Accademia di Firenze
Controcorrente

È giusto utilizzare e sfruttare i capolavori e le opere d’arte per fini pubblicitari e di marketing?

Di Antonio Bolzani

  • Keystone
  • 22.5.2023
  • 40 min
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Di questi tempi il David, l’iconica scultura di Michelangelo, continua a far discutere a causa della sua presunta oscenità che, questa volta, è ritenuta inappropriata per la metropolitana di Glasgow, in Scozia. In questo caso è una pubblicità di un ristorante italiano raffigurante la statua che ha suscitato scandalo per via della sua nudità. Il cartello non rispettava così i rigidi requisiti imposti dall’agenzia che gestisce gli spazi pubblicitari. Il gruppo proprietario del ristorante si è inizialmente detto “sconcertato” per il bando del cartello che mostrava la scultura con una fetta di pizza e la scritta “non c’è niente di più italiano”. Sulla zona inguinale erano pure stati applicati degli adesivi con la bandiera italiana. Alla fine si è giunti a un accordo, mostrando la scultura tagliata all’altezza della vita. L’opera era già finita nel mirino poco più di un mese fa: alcuni genitori di una scuola privata della Florida si erano lamentati perché era stata inclusa nel programma di studi e in aula era stata mostrata in fotografia agli studenti. Ricordiamo che durante una lezione sull'arte del Rinascimento, agli alunni di una classe di una scuola di arte classica, in Florida, erano state mostrate delle immagini di alcuni capolavori di Michelangelo, fra cui la statua del David e l'affresco della Creazione di Adamo della volta della Cappella Sistina. Poco dopo, senza spiegazioni, il presidente del consiglio di amministrazione dell'istituto aveva offerto alla preside due opzioni: le dimissioni immediate dalla carica o il licenziamento in tronco. Senza nessuna spiegazione. Insospettita, la dirigente si è rivolta alla stampa per denunciare il suo trattamento e ha avanzato il sospetto che la causa fossero proprio le immagini di nudo maschile michelangiolesche mostrate ai bambini. E aveva ragione: nonostante la storia dell'arte fosse parte obbligatoria del programma didattico, le proteste di diversi genitori per i contenuti definiti "controversi" e “pornografici” della lezione hanno indotto i responsabili di quella scuola statunitense a prendere dei provvedimenti. Al di là della delle incomprensibili censure di questa immagine simbolo della bellezza maschile rinascimentale, è giusto utilizzare, sfruttando il loro inestimabile valore estetico e storico, delle opere e dei capolavori d’arte per fini pubblicitari e di marketing? Dite la vostra, telefonandoci allo 0848 03 08 08 o scrivendoci via Wathsapp allo 076 321 11 13.

È ospite:
Anastasia Gilardi, storica dell’arte

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