Sono giorni, questi, in cui si va nei cimiteri che sono luoghi di incontri, di ricordi, di curiosità e anche di scoperte e conoscenze storiche tanto che vi sono molte persone che durante i loro viaggi fanno visita ai campisanti in quello che viene definito “cimiturismo”.
Numerosi artisti, scrittori e scienziati hanno scelto il Ticino come luogo di vita, di lavoro e di riposo: le loro tombe, ancora oggi visitate, testimoniano il loro legame con la regione. Mare Dignola, autore del libro Incontri tra i cipressi del Ticino, racconta queste sorprendenti presenze nei cimiteri ticinesi. Douglas Sirk a Castagnola, Hermann Hesse a Gentilino, Arturo Benedetti Michelangeli a Pura, Alfredo Foni a Breganzona, Paulette Goddard e Erich Maria Remarque a Ronco sopra Ascona, Alessandro Moissi a Morcote, Gisela Andersch a Berzona, Cesare Thomson a Lugano, Jean Arp a Locarno e l’elenco potrebbe continuare. Sono artisti, scrittori, scienziati che hanno vissuto in Ticino e hanno scelto di rimanere da noi anche dopo la morte. Parecchi di loro hanno vissuto con discrezione nei nostri Comuni. Ma le loro tombe, anche in piccoli cimiteri, ci ricordano il loro vissuto, le loro opere, la loro presenza. Altri hanno raccolto consensi internazionali e, ancora oggi, le loro tombe sono meta di visite di estimatori.
Dai cimiteri della Svizzera italiana ai piccoli cimiteri italiani di cui si è occupato, Claudio Visentin che ha scritto un libro “Passeggiate nei piccoli cimiteri” per riflettere sul tempo, sulla morte e sulla vita. La commozione per una persona cara, l’empatia per uno sconosciuto, la curiosità per una frase, una scritta, un epitaffio o una fotografia su una lapide o su una tomba. Andar per piccoli cimiteri consente di immergersi in un silenzio diverso, vuoto eppure pieno. Chi ha tracciato i sentieri e le strade? I morti. Chi ha dato il nome ai paesi? I morti. Chi ha costruito le case e le chiese? I morti. Chi ha disegnato le forme dei campi registrate nel catasto? I morti. Chi ha stabilito leggi, regole di convivenza, usi e costumi quotidiani? I morti. Nei piccoli cimiteri di campagna e di paese, e ancora più nei poetici cimiteri abbandonati, specie lungo tutto l’Appennino, i morti sembrano più presenti dei vivi; la morte fa meno paura, il dialogo fra le generazioni passate e presenti si mantiene a lungo e ogni cimitero ha una storia da raccontare. Dai cimiteri al significato odierno della festa di Ognissanti e della commemorazioni di tutti i defunti con uno sguardo antropologico: se la morte è certa, il modo di affrontarla è un tema dei vivi e, in quanto tale, muta a seconda dei contesti, delle culture, delle tradizioni e delle usanze dei singoli Paesi. L’antropologia ci insegna che sono molti e diversi i modi in cui le comunità affrontano l’esperienza universale della morte. L’idea di ricordare in un’unica ricorrenza tutti i morti risale al secolo IX grazie all’abate benedettino sant’Odilone di Cluny. Il significato è quello di pregare per le anime di tutti coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede e si sono addormentati nella speranza della resurrezione e per tutti coloro dei quali solo Dio ha conosciuto la fede. I primi giorni d’autunno, dunque, per chi sa guardare e ascoltare sono l’occasione per andare dentro e oltre le storie di famiglie e di personaggi, più o meno famosi o più o meno sconosciuti, i cui nomi e cognomi si ritrovano anche nei cimiteri, appezzamenti di terra molto concreti ma allo stesso tempo carichi di simboli e significati su paesi, comunità e persone.
Sono ospiti:
Sara Zambotti, giornalista della RAI e docente di antropologia al Politecnico di Milano,
Mare Dignola, autore del libro “ncontri tra i cipressi del Ticino (Fontana Editore, 2024),
Claudio Visentin, autore del libro Passeggiate nei piccoli cimiteri (Ediciclo Editore, 2023), docente di Storia del turismo all’Università della Svizzera italiana, scrittore e saggista.
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