Alla fine degli anni Sessanta il rock era già una realtà consolidata e, con i Beatles a fare da apripista, i compositori “classici” non restarono indifferenti al suo richiamo, a partire da Luciano Berio che arrangiò quattro canzoni dei Fab Four per voce solista ed ensemble di otto strumenti. La puntata parte da quell’esercizio di stile per proporre un viaggio nel rock visto, riscritto e implementato da compositori del nostro tempo cresciuti inevitabilmente in un paesaggio sonoro che ha favorito scambi e ibridazioni fra generi e sensibilità. E se i Beatles segnano gli inizi di questa avventura (Cathy Berberian, Louis Andriessen e un John Cage al termine della carriera), Jimi Hendrix e i Radiohead rappresentano un secondo capitolo, nelle riproposizioni del Kronos Quartet e Steve Reich, mentre negli anni Ottanta Philip Glass faceva il salto nel rock business e la new wave britannica influenzava il lavoro di un outsider come Steve Martland. Il rumore come estremo gesto antagonista è centrale nella produzione della no-wave newyorchese e a una poetica rumorista si rifanno i protagonisti di una stagione irripetibile come Glenn Branca e Rys Chatam, le cui chitarre esagerate gettano un ponte con la musique concrète di Pierre Henry e il suo fortunato Psyche Rock. La puntata si chiude con un contributo del 2001, in pieno clima “no global”, che Nicola Sani ha dedicato a Carlo Giuliani, riaffermando la funzione antagonista del rock, non importa se trasfigurato o meno. Come scriveva Berio nel 1967, infatti, il senso di questa musica sta nella “liuteria”, dunque nel sound che arriva prima di ogni altra cosa.
Biografia:
Paolo Prato è docente presso la John Cabot University, dove è titolare del corso “Italian Media and Popular Culture” ed è fra i responsabili del Portale della Canzone Italiana (MIBACT), che ha contribuito a progettare. Tra i sui libri: Le macchine della musica. L’orchestra in casa (Rai Eri, 2013), I canti di Natale. Da Jingle Bells a Lady Gaga (Donzelli, 2013), La musica italiana. Una storia sociale dall’Unità a oggi (Donzelli 2010), White Christmas. L’America e la reinvenzione del Natale (Donzelli 2006), Il treno dei desideri. Musica e ferrovia da Berlioz al rock (L’epos, 2003).
Sui rapporti fra classica e rock, ha scritto “Musical Kitsch: Close Encounters between Pops and Classics” (in Popular Music Perspectives 2, 1985), Jazz e classica. Senza pregiudizi (in Amadeus 275, 2012) e la voce Symphonic Rock per la Encyclopedia of Popular Music of the World (Bloomsbury, vol. XI, 2017).
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