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Quel Mondiale di rugby che cambiò tutto per il Sudafrica

Trent’anni fa Mandela e gli Springboks scrissero una pagina di storia

  • Oggi, 09:25
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Mandela

Un momento storico

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Sono passati ormai 30 anni da quando Nelson Mandela, neo presidente del Sudafrica, consegnava la Coppa del Mondo nelle mani del capitano della Nazionale François Pienaar. Un gesto al giorno d’oggi quasi normale, ma che all’epoca racchiuse tutto il cambiamento che stava avvenendo in un paese ancora fortemente scosso dalla politica dell’apartheid, in vigore fino a pochi anni prima. Un evento talmente forte da restare impresso nell’immaginario collettivo, rafforzato dalla pellicola di Clint Eastwood “Invictus” del 2009.

Fino al 1991 infatti la “separazione” (traduzione dall’afrikaans della parola apartheid) era la normalità in Sudafrica, una segregazione razziale iniziata nel 1948 e protrattasi fino a quell’anno, nonostante condanne e sanzioni da parte delle altre Nazioni anche in campo sportivo. Solo con l’avvento di Frederik de Klerk a capo dello stato e alla liberazione di Nelson Mandela i bandi alle varie competizioni internazionali furono tolti, permettendo ai sudafricani di ospitare la Coppa del Mondo di rugby del 1995.

Un evento che Mandela, diventato nel frattempo presidente, vide come cruciale per provare a riappacificare un paese comunque diviso da una lotta interna ancora incalzante. Gli Springboks, fin lì rappresentazione dell’orgoglio bianco e per questo detestati dalla popolazione di colore, si trasformarono in un simbolo di unione e fratellanza anche grazie all’amicizia venutasi a creare tra lo stesso Mandela e Pienaar. Tutto il Paese infatti si strinse intorno alla Nazionale, spingendola fino al sorprendente successo in finale contro la favoritissima Nuova Zelanda di Jonah Lomu e consegnandola alla leggenda.

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