basket - l’intervista

“La NBA non era un traguardo, ma un punto di partenza”

Thabo Sefolosha ripercorre i suoi 20 anni di carriera da Vevey... a Vevey

  • 25 settembre, 07:51
  • 25 settembre, 09:09
  • SPORT
Thabo

Chiusa la carriera dove era cominciata

  • Keystone

Primo rossocrociato della storia nella NBA, Thabo Sefolosha ha recentemente annunciato il ritiro e lo ha fatto dopo aver chiuso la carriera con un’ultima parentesi nella sua Vevey: “È la regione dove sono cresciuto. È qui che ho mosso i miei primi passi nello sport. Io e mio fratello avevamo cominciato con il calcio, ma poi il basket, grazie anche al Dream Team alle Olimpiadi, è diventata una vera e propria passione”.

Ripensandoci, riuscire a giocare nel Vevey era un sogno che si realizzava

Dopo l’esordio in Svizzera, a 18 anni Sefolosha è poi partito per la Francia prima (diventando All-Star del campionato) e l’Italia poi: “Partire per vivere nuove esperienze penso sia necessario, sia come giocatore che come uomo. In Francia c’era un altro livello rispetto a qui, con un ambiente più esigente. Della mia avventura italiana ho ancora bei ricordi ed è stato un bel trampolino per la NBA”. La NBA appunto, un sogno diventato realtà nel 2006 con l’elvetico selezionato al draft dai Chicago Bulls come 13a scelta: “Quasi non riuscivo a crederci. Da subito mi sono però detto che quello non poteva essere un traguardo, ma un punto di partenza e che il lavoro cominciava in quel momento”.

Kobe Bryant è una leggenda. Mi ha provocato qualche incubo quando l’ho affrontato

Con gli Oklahoma City Thunder il rossocrociato ha poi raggiunto l’apice della sua esperienza, arrivando alle Finali: “Avevamo una squadra formidabile a Oklahoma, ma in ogni squadra in cui ho giocato ho imparato qualcosa crescendo come persona e giocatore. Ci sono stati alti e bassi ma una carriera è fatta di tutti questi momenti”. Tra i bassi c’è sicuramente l’arresto a New York: “Negli USA la cultura e la storia sono diverse e così le persone. È stata una situazione spiacevole, lì capita purtroppo spesso e hanno manifestato contro la violenza della polizia ed è capitato anche a me. Sono stato fortunato ad aver avuto persone attorno a me che hanno permesso di potermi difendere e dimostrare di essere una vittima, ma troppo spesso altre persone in casi simili finiscono in prigione senza motivo”.

Il mio quintetto per salvare il mondo? Olajuwon, Jordan, James, Curry... e Sefolosha

Dopo 14 stagioni negli Stati Uniti il ritorno a casa: “Sapevo che prima o poi sarei tornato ed è quello che ho fatto con la mia famiglia. Penso fosse il momento giusto anche per chiudere il cerchio dal punto di vista sportivo. Il mio futuro? Sempre nel basket, voglio lavorare per lo sviluppo di questo sport in Svizzera”.

L'intervista a Thabo Sefolosha (La Domenica Sportiva 24.09.2023)

  • 24.09.2023
  • 20:10

Correlati

Ti potrebbe interessare