“Una regione con potenziale, il Bellinzona una vetrina”

“Credo che questa regione, oltre ad essere bellissima, abbia un potenziale incredibile sul piano sportivo, trovandosi tra il calcio tedesco e quello italiano. L’intenzione è quella che i giocatori che militano nel Llaneros in Colombia, ma non solo, possano dimostrare il loro talento qui e mostrarlo al mondo”. Sono queste le prime parole di Juan Carlos Trujillo, colombiano che ha prelevato il Bellinzona da Pablo Bentancur diventandone proprietario. L’ACB, dunque, fungerà da vetrina in Europa o, se preferite, da trampolino di lancio per diversi ragazzi: “È fondamentale poter sfruttare il potenziale dei nostri giovani, che provengono da un’accademia calcistica e da una zona sottovalutata ma che può contare sulla settima dispensa alimentare del mondo”.

Per riuscire nell’intento fondamentale sarà la visibilità. L’obiettivo, va da sé, è la promozione. “Vogliamo raggiungere il massimo campionato, ma prima bisogna essere pazienti e organizzare al meglio la società - ha continuato il nuovo numero uno dei granata - Poi nel calcio può succedere di tutto: si può vincere, pareggiare o anche perdere, ma alla lunga credo che il lavoro paghi sempre. L’importante è avere una mentalità vincente per generare sogni nei nostri bambini, ed è chiaro che la promozione ci permetterebbe di avvicinarci al principale obiettivo”.

Un patron ambizioso, dunque, ma consapevole dell’importanza dei rapporti con i tifosi. “Oltre a ottenere buoni risultati, che aiutano a generare entusiasmo, sarà fondamentale conquistare l’affetto della gente. Vorremmo che lo stadio sia sempre frequentato da tanti bambini e appassionati, che intendiamo rendere felici”. Frasi che fanno ben sperare una piazza che andrà riconquistata, così come la fiducia della città. “Per raggiungere l’obiettivo penso sia fondamentale avere un buon rapporto con il comune”, ha spiegato Trujillo, che poi si è detto disposto a sedersi ad un tavolo per discutere con il Lugano per parlare di giovani ma non solo. “L’importante è che l’equilibrio sia equo e che anche noi siamo protagonisti nei processi decisionali”.