La favola europea del Lugano si chiude in maniera beffarda

C’era modo peggiore per congedarsi dalla Conference League? No, se è vero che l’appuntamento con la storia era lì ad un passo. A Thun, purtroppo, il Lugano ha dovuto ingoiare un boccone amarissimo. Quei quarti di finale che a un certo punto sembravano realtà, per come si era messa, sono invece sfumati in maniera beffarda. Ai rigori, detto altrimenti, dopo che lo Celje aveva ripreso i bianconeri sul 4-3 in pieno recupero e dopo che gli stessi sottocenerini, a loro volta, avevano acciuffato il 5-4 a un nulla dal 120’. Niente Atene, né Firenze: poco importa di cosa decreterà il secondo atto tra la Viola e il Panathinaikos. La favola di Steffen e compagni si chiude qui, nell’ennesima giornata no di un vero e proprio periodaccio. E attenzione, perché la pressione sulle spalle di Croci-Torti si fa vieppiù gravosa: domenica, contro il Winterthur, non si potrà proprio sbagliare.

Costretto a fronteggiare le squalifiche di Bottani e Papadopoulos, il mister momò ha confermato gli altri nove già schierati in Slovenia, completando l’undici iniziale con Bislimi e Dos Santos. Se l’intento era quello di aggredire subito gli avversari, beh, il Crus sarà stato soddisfatto per quanto ammirato fino alla mezz’ora. Una mezz’ora sostanzialmente a senso unico, in cui Saipi non si è mai sporcato i guantoni e in cui i compagni, là davanti, hanno immediatamente provato a farsi sentire. Dapprima con la solita sfortuna (si veda il palo che ha incredibilmente negato a Grgic un clamoroso gol olimpico), poi con successo: al 21’, sfruttando il cioccolatino di Koutsias, Belhadj ha così rotto il digiuno da gol su azione che attanagliava i suoi da ormai un mese. E il pari avversario, giunto di lì a 19’, è stato solo un episodio estemporaneo, che non ha gettato nello sconforto - al contrario di quanto si poteva temere - una compagine pur sempre alla ricerca delle certezze perdute.

Già, perché ancor prima della pausa, nel giro di due minuti, lo stesso numero 70 (con l’ottimo lavoro preparatorio di Grgic e Steffen) e Dos Santos (lanciato a rete da Bislimi) hanno piazzato un uno-due importantissimo nelle sorti del doppio confronto. Nella ripresa si trattava allora di gestire le operazioni, cercando (perché no) il punto della sicurezza. Ma la traversa che ha fatto correre un brivido gelato lungo la schiena dei sottocenerini era un presagio di ciò che si sarebbe materializzato a breve: il 3-2 ospite, per la serie “tutto da rifare”, firmato da uno Svetlin lasciato colpevolmente libero nel cuore dell’area. Sì, tutto di nuovo in discussione. Anche dopo quella che pareva la giocata determinante, ovvero il gran sinistro di Koutsias - lui che prima di stasera non era mai andato a segno sul palcoscenico europeo - all’80’.

Nei recuperi, infatti, ecco la (doppia) beffa: rigore controverso, trasformato da Kucys, e rosso diretto ad Hajdari. Il supplementare si è così messo in salita sin dal principio, e a maggior ragione dopo la botta (deviata da El Wafi) con cui Nieto ha fatto 4-4. Partita finita, stavolta per davvero? Giammai! Con la forza della disperazione, l’FCL ha restituito pan per focaccia ai rivali, riportandosi avanti con Doumbia... ancora in extremis. Spazio ai rigori, allora, l’unico epilogo possibile per chiudere un match del genere. Qui decisivi gli errori di Przybylko, Steffen e Cimignani, che hanno fatto calare il sipario su una serata in cui neanche l’eroe greco, ahinoi, ha posto fine all’Odissea bianconera.