Più qualificate che escluse: il paradosso del Sud America

Le qualificazioni ai prossimi Mondiali sono entrate nel vivo. In Europa, ad essersi garantita il biglietto per la rassegna iridata è la sola Inghilterra, con 6 vittorie in altrettante partite. Le altre selezioni del Vecchio Continente dovranno ancora attendere, con la consapevolezza che un solo passo falso potrebbe costare caro. Un margine di errore a dir poco risicato, che sta esattamente agli antipodi rispetto a quanto è possibile osservare in Sud America, dove il girone unico a 10 squadre e i 6 accessi diretti alla Coppa del Mondo (con la settima classificata agli spareggi) rendono i passaggi a vuoto meno gravosi e fanno storcere il naso a molti.

Anche di questo si è parlato a Tempi Supplementari con Paulo Henrique Andrioli, ex giocatore del Lugano e oggi agente sportivo, in collegamento dal Brasile. Proprio i Verdeoro incarnano al meglio i tratti iniqui di queste modalità di qualificazione. Gli uomini di Ancelotti non possono di certo vantare un gran cammino nel girone, con ben 6 sconfitte in 18 incontri disputati. D’altro canto, sono mesi che Vinicius e compagni hanno potuto prenotare il proprio volo per il Nord America. Una situazione lontana dai principi della meritocrazia, la quale sembra non rendere felici neppure gli stessi sudamericani, come confermato da Andrioli: “Tutto il mondo pensa che qui sia più facile qualificarsi. Tuttavia, questo non favorisce il miglioramento del nostro calcio. Perlomeno in Brasile, dove gli allenatori fanno pena e si è rimasti alla mentalità di 30 anni fa, quando la presenza di giocatori di enorme talento era sufficiente per vincere le partite”.