di Federico Fiorito
Un avvio del genere non se lo aspettavano a Lugano e di certo in riva al Ceresio non volevano arrivare al primo derby dell'anno con più incertezze che punti fermi. Al di là dei risultati le prestazioni della squadra non convincono e l'atteggiamento di alcuni giocatori sembra scollato dalle emozioni che dovrebbe suscitare una partita. Così come scollato sembra sempre più il rapporto tra la squadra e l'allenatore.
--- Arcobello: abulico, insofferente e con statistiche non eccezionali neppure agli ingaggi. È un po' l'emblema dell'attuale rendimento del pacchetto straniero del Lugano, se si fa eccezione per l'affidabilissimo Koskinen. Dal capitano – e dal curriculum che si porta dietro – si aspettano gli impulsi per invertire questo brutto avvio di stagione.
-- il powerplay: le difficoltà nel trovare la via della porta avversaria diventano drammaticamente macroscopiche con l’uomo in più. Pessima la prestazione a Ginevra. Morini segna subito contro il Losanna, ma è un fuoco di paglia. E il gol giunge solo dopo quello in shorthand di Jäger. Nei 5’ sul conto di Salomäki non arriva neanche un tiro.
- McSorley: quando una squadra è così lontana anche solo da un'idea di gioco, l’allenatore ne è per forza coinvolto. McSorley non sembra riuscire a dare gli impulsi giusti ai propri giovani, sembra un condottiero che sta perdendo il suo seguito. E in questi casi il derby potrebbe essere proprio la partita giusta per suscitare emozioni spontanee nei giocatori e ricompattare tutto lo spogliatoio.
* la quarta linea: con gli stranieri che non garantiscono l’apporto sperato, con i pezzi da 90 che al momento non prendono per mano la squadra, è encomiabile – quasi commovente – il lavoro della quarta linea. Tanto pattinaggio, tanta voglia di fare, come quella di Marco Müller, altro punto sempre positivo, che però al momento predica nel deserto.
Legato a Rete Uno Sport del 26.09.2022 alle 12h30