È la fine di un’era. Patrick Fischer e la Nazionale sono diventati nel corso degli ultimi 10 anni un binomio imprescindibile, un fatto assodato, una certezza come l’arrivo del Natale al 25 di dicembre, o i Mondiali nel mese di maggio. Benché ci siano state grandi delusioni - e non parlo delle amarezze di argenti che comunque presentavano un retrogusto dolciastro - e benché talvolta sia stato messo anche in discussione, soprattutto da stampa e opinione pubblica, il suo posto sembrava intoccabile anche grazie ai buoni rapporti con le varie dirigenze che si sono susseguite in Federazione. Intoccabile fino alla sua scelta di lasciare la scena, decidendo quindi di non aspettare il tripudio di un successo - che anche ci meriteremmo - ma forse (perché no?) scommettendoci.
Ma questi dieci anni non sono stati soltanto il frutto di buoni rapporti, anzi. A maggio - un altro maggio, per l’appunto - si chiuderà un’era nella quale la Nazionale è entrata in una nuova dimensione, di grande tra le grandi, gestendo con maturità il fatto di presentarsi ai cancelletti di partenza come una delle favorite al titolo. E in questa evoluzione il contributo di Fischer è stato determinante, soprattutto per due fattori.
È vero, l’hockey svizzero non aveva mai avuto in precedenza un così folto numero di giocatori di altissimo livello, leader e protagonisti nelle loro franchigie di NHL. Ma per averli sempre pronti a una chiamata in Nazionale, ci è voluto il lavoro e il carisma del 50enne, che costantemente ha tessuto e mantenuto i rapporti, creando un grande attaccamento alla maglia rossocrociata. In più in questi anni si è lavorato molto all’allargamento della base, sia nelle convocazioni nei vari tornei stagionali, sia coinvolgendo le Nazionali minori, per avere un grande gruppo di giocatori impostato sulla stessa pagina, sullo stesso sistema di gioco e facilmente inseribile nei meccanismi di squadra. E anche in questo è stato fondamentale Fischer.
E pensare che tutto poteva finire dopo l’infausto esperimento della stagione 2015-16. Chiamato a sorpresa in dicembre a dirigere la Nazionale a pochi mesi dall’esonero a Lugano, Fischer ha costituito una sorta di triumvirato con Felix Hollenstein e Reto von Arx andando incontro alla disfatta dei Mondiali di Mosca e San Pietroburgo. Eliminazione ai gironi e tanti saluti. Sembra impossibile pensando che negli otto tornei iridati successivi siamo sempre arrivati ai quarti e in tre occasioni ci siamo spinti fino alla finale (2018, 2024, 2025). Eppure proprio quel primo fallimento ha sancito una svolta con l’innesto nel ruolo di assistente di Tommy Albelin e poi di ogni coach della U20 da Christian Wohlwend a Marcel Jenni, passando per Marco Bayer, fino a Jan Cadieux, a cui passerà il testimone e che dovrà assolutamente mantenere questo virtuoso metodo di collaborazione.
Tre finali perse, si diceva, che sono pur sempre sinonimo di tre argenti conquistati. Ma è anche questo gusto amaro nella sconfitta che corrobora la tesi dell’entrata in una nuova dimensione. Se nel 2018, benché la Nazionale sia andata vicinissima al colpaccio, c’era comunque la sensazione dell’impresa, negli ultimi due anni la percezione è che ce la si poteva e doveva fare. Fischer - che durante il suo mandato ha affermato che per la Svizzera la questione non è se riuscirà a vincere l’oro, ma quando lo farà - avrà un’ultima occasione con il sempre delicato Mondiale casalingo, dove oltre alla pressione di presentarsi tra le pretendenti, c’è anche il carico emotivo di dover fare bella figura davanti al propri tifosi. Ma prima - e non è cosa da poco - dovrà riscattare, a Milano, le due Olimpiadi che ci hanno visto recitare un fugace ruolo di comparsa. Per salutare in grande stile ed evitare il suo “Fa male”, con quel forte accento svizzero-tedesco, che ricordiamo con grande tenerezza, ma che vorremmo evitare di sentirgli pronunciare quando il sipario calerà su quella che verrà ricordata come l’era che ha reso grande l’hockey rossocrociato.

Nazionale, il servizio su Patrick Fischer (Telegiornale 03.12.2025, 20h00)
RSI Sport 03.12.2025, 20:46
Accadde Oggi, l'argento della Svizzera al Mondiali 2018 (19.05.2023)
RSI Sport 20.05.2023, 08:00
Mondiali, il servizio sulla finale (27.05.2024)
RSI Sport 27.05.2024, 13:32




