Pari e patta in un duello destinato a segnare un’epoca

Sembrava invulnerabile Jannik Sinner, con la sua mente granitica e la sicurezza di chi sa di meritarsi la posizione di numero 1 al mondo. A Parigi, per la prima volta da un biennio, ha dovuto chinare il capo e accettare una sconfitta cocente.

Sembrava invulnerabile Carlos Alcaraz, con le sue gambe d’acciaio e la sua mano da artista, sopravvissuto per di più alla quasi sicura sconfitta al Roland Garros. A Londra, per la prima volta in una finale Slam, il sorriso di fine partita era quello di chi esce battuto e non vincitore.

L’atto secondo della sfida, destinata probabilmente a segnare la nuova epoca tennistica, è stato teso e combattuto, anche se meno inarrivabile del primo infinito ed estenuante duello francese. Il Centre Court di Wimbledon ha restituito a Sinner ciò che il Philippe Chatrier, e la maestria di Carlitos, gli avevano tolto poche settimane fa.

Notevole, quasi impressionante, la capacità del campione italiano di metabolizzare l’amarissimo boccone impiattato in salsa spagnola nella Ville Lumière, trasformandolo in poche settimane nel dolce gusto vincente delle fragole inglesi. Una prova di maturità che ne ha confermato, oltre che le doti tecniche ed agonistiche, l’invidiabile equilibrio personale, dote che insieme agli innumerevoli trionfi recenti lo rende un campione entrato già, a suo modo, nella storia di questo sport.

E nella storia ci entra anche il loro duellare cavalleresco, quasi estraneo a un’epoca fatta fin troppo spesso di colpi bassi e scorciatoie verso il successo. Sinner e Alcaraz sono un volto bello e radioso dello sport contemporaneo ed è un bene che ieri, a trionfare, sia stato lo sconfitto della prima volta. Alla fine, sembrava pensarlo persino Carlos, nel suo sguardo sereno di chi si sente sempre e comunque un privilegiato. Come lui Jannik e tutte e tutti coloro che, per quelle 3 ore di partita, hanno vissuto e assaporato un po’ di quella magia.