C’era una volta una città gioiello. Una città dove potevi ascoltare le campane delle chiese cattoliche, i canti dei muezzin dalle moschee, e le ritmate preghiere degli ebrei in Sinagoga. C’era una volta una città che chiamavano la Gerusalemme d’Europa, che era una fucina inesauribile di vitalità artistica e culturale. Una città, in cui le diverse comunità religiose convivevano pacificamente, sostenendosi e rinforzandosi l’un l’altra. Una città-simbolo di integrazione che verrà però trafitta al cuore da quattro anni di sanguinoso assedio. Ma anche sotto le bombe, sotto il fuoco codardo dei cecchini c’è chi ha avuto la forza – per alcuni la follia – di piantare dei semi di speranza in un progetto sportivo interetnico ed interreligioso dedicato ai bambini. Stiamo parlando di Predrag Pasic e della scuola calcio Bubamara di Sarajevo.
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